Il futuro appartiene al carbone
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Con buona pace degli ambientalisti
Italia Oggi – Ettore Bianchi - Si parla tanto di energie rinnovabili, ma nel primo decennio di questo secolo è il carbone che continua a dominare sull’intero pianeta. Il suo consumo è balzato del 55%. E pensare che si tratta della fonte energetica più vecchia e inquinante. A questo argomento è dedicato
uno dei capitoli del World Energy Outlook, il rapporto annuale pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia. Mentre il dibattito sul nucleare occupa uno spazio preponderante, in seguito al disastro ambientale in Giappone, con diverse nazioni europee che hanno deciso di battere in ritirata, non va dimenticato che il carbone rimane una fonte primaria, grazie anche alla Cina e all’India che vi fanno ampiamente ricorso.
Tra il 2000 e il 2010 il consumo globale di petrolio è salito dell’1,1% l’anno, quello del gas del 2,7% e quello di carbone del 4,4%: un ritmo quattro volte superiore a quello del greggio. Il volume di carbone supplementare bruciato in questo periodo ha raggiunto 1,75 miliardi di tonnellate equivalenti petrolio: si tratta della metà dell’incremento della domanda complessiva di energia primaria. Nei paesi meno avanzati, soprattutto nell’Africa subsahariana, il carbone di legna resta la principale fonte di calore impiegata per riscaldarsi e cucinare. Stesso discorso per generare elettricità nelle centrali termiche: esso produce il 40% della corrente utilizzata quotidianamente per circa 5,5 miliardi di persone in tutto il mondo. I restanti 1,5 miliardi non hanno a disposizione l’elettricità. Perfino nei paesi Ocse il carburante della rivoluzione industriale dell’Ottocento produce ancora un terzo dell’energia elettrica.
L’Aie ha calcolato il consumo futuro di carbone ipotizzando tre possibili scenari per i prossimi 25 anni. Il primo prevede un aumento moderato a partire dal 2020 ma alla fine, nel 2035, esso sarebbe superiore del 7% rispetto al 2010. Il secondo scenario parla di un incremento maggiore, pari a due terzi. In entrambi i casi la Cina e l’India assorbirebbero i due terzi del consumo aggiuntivo, grazie all’abbondante presenza di materia prima nel sottosuolo. Radicalmente diverso è il terzo scenario: grazie agli investimenti nel gas, nei risparmi energetici, nelle rinnovabili e nel nucleare, l’utilizzo di carbone scenderebbe del 15%.
Soltanto regole severe in materia di inquinamento e la decisione di far pagare in maniera significativa i residui di carbone nell’atmosfera sarebbero in grado di frenare sensibilmente il ricorso a questa fonte. Le speranze sono riposte nella tecnica di cattura e di stoccaggio sotterraneo dell’anidride carbonica rilasciata dalla combustione delle centrali termiche. Il procedimento esiste, ma è molto oneroso ed è poco accettato dall’opinione pubblica. L’impressione è che il carbone accompagnerà ancora a lungo l’umanità