Gli introvabili: 47 mila posti «non occupati»

Dai programmatori ai disegnatori tecnici, dagli educatori

ai cuochi: figure richiestissime ma difficili da reperire

Esperti di software e gestione aziendale, analisti programmatori, sviluppatori, disegnatori tecnici, assistenti socio-sanitari. Ma anche progettisti meccanici, educatori e cuochi. Figure professionali che un lavoro lo troverebbero in un istante. Se solo si trovassero, in Italia. È l’esercito degli «introvabili». Giovani con profili così tanto richiesti che le offerte delle aziende non ricevono una risposta. Perché, dall’altra parte, non sempre c’è qualcuno. Fatti i calcoli si tratta di poco meno di 47 mila posti di lavoro che non vengono occupati. Pari a tredici assunzioni su cento che quest’anno non vedranno mai la firma in un contratto. Le cifre sui lavoratori difficili da reperire, nel 2013, si trovano nell’analisi annuale del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e del ministero del Lavoro. Sono stati presentati a Verona in occasione di «Job&Orienta 2013», l’appuntamento sull’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro.

I NUMERI – La notizia positiva, si fa per dire, è che il numero degli «introvabili» scende. Rispetto al 2012, quando erano oltre 65 mila. E, soprattutto, in confronto al 2008, quando toccavano quota 217 mila. Ma tutto questo succede in un momento in cui cala ( di 40 mila unità) anche il numero complessivo delle assunzioni non stagionali per quest’anno. In compenso non mancano le lamentele delle imprese: nel 6,2 per cento delle nuove assunzioni i datori di lavoro evidenziano le competenze inadeguate, una scarsa formazione, poca capacità di lavorare in gruppo e flessibilità. Osservazioni che non passano inosservate. Tanto che Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, insiste sui dati: «L’indagine dimostra quanto sia importante lavorare sui due fronti dell’orientamento e dell’alternanza tra studio e lavoro».

LE ASSUNZIONI – Quest’anno il mercato italiano dovrebbe assumere poco più di 367 mila persone. Tra questi 160 mila diplomati. A cui si aggiungono gli oltre 58 mila laureati. Le assunzioni di «difficile reperimento» dovrebbero essere tredici su cento. Con una differenza a seconda del titolo di studio. Perché se tra i diplomati gli «introvabili» sono in linea con la media generale, tra chi ha finito l’università il tasso sale al 19 per cento.

TRA I DIPLOMATI – Più nel dettaglio, tra i diplomati difficili da trovare le imprese mettono al primo posto gli sviluppatori di software: per ogni cento offerte di lavoro per questa posizione ne restano scoperti quasi 35. Seguono i disegnatori tecnici, quindi gli assistenti socio-sanitari, i riparatori di macchinari, i meccanici, cuochi e camerieri. A livello di diploma, invece, l’indirizzo ritenuto più difficile da reperire, invece, è quello agrario-alimentare. Poi quelli informatico, edile e meccanico.

TRA I LAUREATI – A leggere la graduatoria dei laureati difficili da reperire le azienda cercano – quasi disperatamente – gli esperti di software. Qui gli «introvabili» sono quasi la metà (47,4 per cento). Mancano poi anche gli esperti di gestione aziendale, gli analisti programmatori e i progettisti meccanici. Insomma professioni che richiedono una formazione in una facoltà di Ingegneria informatica. Abbastanza complicato trovare anche operatori commerciali con l’estero, addetti al marketing, infermieri ed educatori professionali.

22 novembre 2013, Il Corriere della sera 

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