La stabilità formato Spagna, Rajoy è a metà

percorso, sta cavando il paese dai guai. Perché decide

Il governo spagnolo di Mariano Rajoy supera in questi giorni il giro di boa di metà legislatura e assai probabilmente arriverà a completarla. Eppure non sono mancate in questi due anni le diffidenze iniziali, e difficoltà anche di grande peso – come l’incriminazione e l’incarcerazione dell’ex tesoriere del Partido popular, che ha sostenuto di aver foraggiato in passato l’attuale capo del governo con sovvenzioni non dichiarate. Il tutto, sullo sfondo di una situazione economica assai critica che ha prodotto un tasso di disoccupazione addirittura doppio di quello, pur elevatissimo, che affligge l’Italia. Movimenti protestatari di ogni genere hanno percorso e percorrono la Spagna: gli “indignados” hanno assediato il Parlamento per protestare contro le misure di austerità adottate per fronteggiare la crisi, i dipendenti pubblici, cui sono stati prima bloccati e poi ridotti gli stipendi, proclamano agitazioni ricorrenti, particolarmente vivaci nella Sanità e nell’Istruzione, i tagli alle televisioni delle Autonomie locali hanno scatenato contestazioni. Su altri fronti della vita sociale e politica, ci sono i laicisti che protestano contro il progetto di attenuazione del “diritto” di aborto esteso dal precedente governo socialista anche alle minorenni, senza nessun coinvolgimento della famiglia; in Catalogna si sono svolte marce secessioniste cui hanno partecipato folle enormi, per citare solo i casi più evidenti di tensioni in atto nel corpo vivo del paese.

Con una maggioranza assoluta, ma assai ristretta, il governo spagnolo ha però affrontato i problemi secondo la sua linea, contestato quotidianamente dalle opposizioni che gli rinfacciano promesse elettorali non mantenute, e si vedrà alla scadenza se l’elettorato condividerà o meno questo giudizio. Però il sistema regge, le decisioni sono prese, il che consente di avere una effettiva stabilità, cosa che ha permesso a Madrid di agganciare i primi segnali di ripresa internazionale con la necessaria tempestività. Gli scandali riempiono le prime pagine dei giornali e i dibattiti parlamentari, ma persino le pulsioni di settori politicizzati della magistratura – quelli che si richiamano all’avventura del giudice Baltasar Garzón, che ora vorrebbero addirittura incriminare l’ex premier cinese Jan Zemin – vengono tenute sotto controllo dal Consiglio generale del potere giudiziario, una specie di Csm spagnolo che però viene nominato in base a un accordo tra i partiti, che regge anche nei momenti di massima tensione politica, ed è un cardine di un sistema politico in grado di reggere grazie alla sua robustezza, anche nelle fasi di più acuta tensione. Piccole lezioni da un paese che, sulla carta, starebbe peggio di noi.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 21.11.2013

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