Perché Fini non infierisce più sugli ex An?

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“Fini sta cercando di ingraziarsi e di fare pace persino con Berlusconi, pur di rientrare nel ‘giro’, ma in realtà sta trattando con Storace per scongelare, proprio grazie ai buoni uffici del Cav., simbolo e patrimonio degli ex An. L’operazione potrebbe riuscire grazie al fatto che il Cav. ‘dispone’ dei voti pesanti dentro la ‘Fondazione’ degli ex An: Matteoli, Gasparri, etc.”. Quando Guido Crosetto, coordinatore nazionale di FdI, movimento da lui cofondato con La Russa, Meloni, Corsaro e altri esponenti politici che vengono dal Msi-An, dispiega la sua analisi i molti giornalisti che gli si sono fatti intorno, nel cortile di Montecitorio, salutano e si congedano. Erano interessati a capire le mosse di Berlusconi, della diaspora ex An interessa poco o nulla. Eppure, per una di quelle ironie della storia dell’ultimo “ventennio”, che poi è anche il titolo del libro di Gianfranco Fini fresco di stampa (“Il Ventennio. Io, Berlusconi e la destra tradita”, Rizzoli), a rischiare di finire come un vaso di coccio tra vasi di ferro di manzoniana memoria è proprio lui che non c’entra nulla: Crosetto (ex Dc, poi FI, poi Pdl).

Succede che gli ex An si stiano – da mesi, se non anni, anche se in sordina, nulla di nemmeno lontanamente paragonabile alle liti tra ex Pci/Pds/Ds – dividendo e accapigliando nel tentativo di ereditare un simbolo (di An), un luogo (la sede di via della Scrofa) e un molto considerevole patrimonio. Si tratta – ma sono stime non definitive – di oltre 400 milioni (65 milioni di rimborsi elettorali ereditati negli anni, 35 milioni di lasciti dei militanti, tra liquidi e immobili, etc.) confluiti e poi congelati nella (per ora inespugnata) cassaforte denominata Fondazione di An e nata, ufficialmente, nel 2011. Commissario liquidatore è stato nominato l’attuale senatore del Pdl Franco Mugnai (toscano, classe 1953, silenziosissimo), dopo che Franco Pontone, legatissimo a Fini e a Donato Lamorte, ne era stato estromesso. Il patrimonio, naturalmente, fa gola a tutti i diversi contendenti. Tutto precipiterà, in un senso o nell’altro, il prossimo 9 novembre, data storica a sua volta in quanto anniversario della caduta del Muro di Berlino. Francesco Storace, presidente del partito da lui fondato, la Destra, si è fatto promotore di una reunion di un importante pezzo di quella galassia che, all’Hotel Parco dei Principi di Roma, vedrà riuniti molti spezzoni, vecchi e nuovi, della litigiosa famiglia (titolo: “Ripartiamo da An per unire la destra”) con tanto di atto costitutivo già regolarmente depositato dal solito notaio. Dietro il palco allestito da Storace saliranno in tanti: Adriana Poli Bortone, già sindaco di Lecce e fondatore del movimento Io sud; Roberto Menia, triestino e coordinatore di Fli, il partito voluto da Fini e oggi divenuto pulviscolare; Luca Romagnoli, segretario della Fiamma tricolore; Domenico Nania e altri consanguinei.

Dall’altra parte di Roma, sempre in un hotel, si troveranno i Fratelli d’Italia e cioè i vari La Russa, Meloni, Corsaro (più, appunto, il liberal Crosetto): intendono dar vita, con l’apporto di alcuni ex An (come l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno) e di esterni provenienti da altre culture e tradizioni (come Magdi Cristiano Allam, teocon ex Pdl, e Luciano Ciocchetti, ex Udc) a un Manifesto di destra che ha  come nome “Officina per l’Italia”.

La cosa curiosa è che gli unici giudizi negativi espressi da Fini in una sua recente intervista al Corsera “erano tutti rivolti, oltre che al povero Ronchi (Andrea, ndr), contro Ignazio (La Russa, ndr) e Giorgia (Meloni, ndr), cioè solo contro noi di Fratelli d’Italia”, sottolinea sempre Crosetto. “Fini se la prende coi ‘piccoli’ e prova a ingraziarsi, via Storace, il Cav.”, è il giudizio – finale? – di Crosetto. Una cosa è certa. Pochi giorni fa Alemanno lamentava che “il futuro della Fondazione An non deve essere deciso dal Comitato esecutivo (Storace&co., ndr.), ma dall’Assemblea soci della Fondazione”.

di Ettore Maria Colombo, FQ. , 6 novembre 2013 - ore 10:00

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