Effetto Renzi, due partiti (forse tre). Vincere le

primarie contro l’apparato, o il Pd impossibile da cambiare

Bene che vada, l’effetto Renzi farà esplodere il Pd. Il paradosso che comincia a prendere forma, e che troverà fisionomia compiuta con le primarie dell’Immacolata Concezione, a questo esito sembra inevitabilmente condurre. Renzi sarà quasi certamente il segretario eletto nei gazebo, ma di sicuro segretario rifiutato dall’apparato, come si capisce chiaramente dai primi dati congressuali. Le cervellotiche normative assiro babilonesi che il Pd mette in campo ogni volta, stanno per produrre questo inesorabile, clamoroso risultato. Renzi va a passo di carica alla conquista del Pd, ma sugli stendardi del suo esercito il simbolo nemmeno compare – alla Leopolda ha dovuto far spazio persino alla bici di Bartali – e nelle sue parole si rivela solo quale ferroso mastodonte da avviare il più presto possibile alla rottamazione: sorta di Concordia che malamente sta a galla. Il suo antagonista, Cuperlo, è l’esatto opposto: del partito decanta il ruolo, del partito coccola le residue vanità, dell’apparato esalta la funzione.

Il fragile equilibrio che ha resistito fino a oggi paurosamente traballa in questa fase congressuale, col tesseramento che si gonfia in modo spropositato, le accuse velenose tra candidato e candidato, la richiesta di chiudere la semina delle tessere. Tutti i punti di forza del Pd, rispetto agli altri partiti, si stanno repentinamente mutando in punti di debolezza. Ciò che il congresso nelle migliori intenzioni doveva unire, la pratica congressuale con feroce e sprezzante chiarezza divide. Non un partito che va al voto, ma due partiti che si votano l’uno contro l’altro. Alla fine, da due candidati verrano fuori due segretari. E forse due partiti. Magari tre.

Il Foglio, 6 novembre 2013 - ore 06:59

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