Voto segreto e palese, le paure del PD

Lettere al Foglio, De Benedetti, Bonari, Magno

Al direttore - Il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi riporta alla mente quello con cui approvammo la modifica del titolo V della Costituzione. Anche allora avevamo il diritto di votare a maggioranza la modifica della Carta; adesso è legittima la procedura con cui si è modificata la prassi del Senato e deciso per il voto palese. In entrambi i casi si tratta di errori politici, che la sinistra si porterà addosso nel suo futuro. Allora fu il calcolo politico (di infantile presunzione) di portare, alla vigilia delle elezioni, la Lega dalla nostra parte: così, invece di una riforma che semplificasse il rapporto tra cittadino e amministrazione, abbiamo avuto i costi delle duplicazioni e il trascinarsi dei contenziosi. Adesso il calcolo politico è quello di appuntarsi sul petto la medaglia di avere chiuso il berlusconismo; ma solo il voto segreto ne avrebbe decretato la fine nella libera determinazione degli eletti, quello palese certifica piuttosto le loro convenienze davanti agli elettori. Così invece di guardare avanti e chiudere con l’antiberlusconismo, se ne conservano i reliquati, strumenti buoni, a seconda dei casi, per aggregare o per delimitare. Assume quindi un valore simbolico il fatto che alla fine decisiva sia risultata la volontà di evitare che quel che resta di Scelta civica confluisse con quel che resta della Dc.

Franco Debenedetti

Al direttore - “A scrutinio palese”: ecco, siamo arrivati. Si può essere anti berlusconiani quanto si vuole – e lo sono, io, non essendosi il mio voto e le mie simpatie politiche mai diretti verso il Cav. – ma non si può negare che sia in atto qualcosa di estremamente rischioso: guadagna credito, giorno dopo giorno, l’utopia della trasparenza assoluta, che si traveste e si finge qualità prima dell’iper-democrazia, quando non è altro che la tappa ultima dell’iper- totalitarismo. E mi pare che, qualche decennio fa, il pericolo da fronteggiare fosse ancora chiaro, e che non lo sia più, oggi, per tanti di noi. A che pro, infatti, furono previste le due modalità distinte dello scrutinio? A quali casi riservare quello segreto? Bene abolirlo del tutto, no? E vediamo dove andremo a finire. Fare del Parlamento un Panopticon? Proviamo. C’è da chiedersi chi occuperà, quindi, la postazione privilegiata, la torretta centrale. Lo spazio è poco, e potrà contenere una sola persona, che dovrà essere inflessibile, incorruttibile, inamovibile, insostituibile: sarà il più democratico

di tutti. Paolo Bonari

-Al direttore - Sembra che la senatrice Linda Lanzillotta, in ossequio alla “crescente richiesta di trasparenza dell’opinione pubblica”, nonché per squarciare una volta per tutte il “velo di opacità del voto segreto”, si appresti a presentare un disegno di legge che modifica il secondo comma dell’articolo 48 della Costituzione, che reciterebbe così: “Il voto è personale ed eguale, libero e palese. Il suo esercizio è un dovere civico”. Sembra anche che il Pd e il M5s siano disposti ad appoggiarlo.

Michele Magno

1.11.2013

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