Così funzionerà la clonazione del Cav.
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Marina smentisce, gli anti B. fremono e la rafforzano.
Parla prof. Orsina. La successione di B. a B. ha i suoi rischi, sia per Marina sia per la destra italiana. Ma proprio i fautori della guerra antropologica e senza confini al berlusconismo potrebbero garantire la riuscita dell’avvicendamento tra Silvio Berlusconi e la figlia alla guida del Pdl/Forza Italia. E’ questo il ragionamento di Giovanni Orsina, storico della Luiss e autore per Marsilio de “Il berlusconismo nella storia d’Italia”. Dice Orsina, parlando al Foglio poche ore dopo la smentita arrivata dalla diretta interessata, la figlia di B., presidente di Fininvest e Mondadori: “L’avvicendamento tra Silvio Berlusconi e la figlia Marina rispetterebbe i canoni del partito personale, del protagonista che incarna il messaggio politico nella sua stessa persona e del leader non selezionato dalla classe politica. Perciò sarebbe teoricamente l’unico modo per proiettare al di là di Silvio Berlusconi il berlusconismo nella forma più simile a se stesso. Più che una successione, una clonazione”. Se questo è l’assunto di partenza, il professore della Luiss non nasconde i rischi connessi a tale ipotesi: “Rimarremmo al partito creato dal leader e non al partito che crea il leader, come avvenuto invece negli altri paesi d’Europa perfino per personalità fortissime come Margaret Thatcher che poi certo sfruttano gli apparati”. Si continuerebbero a replicare criteri di “selezione” della classe politica fondati “sulla lealtà al capo, senza lavorare sui dirigenti da crescere sul territorio e sulla cultura”. Detto ciò, per Orsina non valgono i “criteri moralistici” con cui alcuni – vedi ieri il direttore di Repubblica, Ezio Mauro – condannano a priori il partito “non scalabile”: “E’ proprietà privata, e allora? Questo modello potrà non piacere e a me piace pochissimo. Ma esiste, e in ultima istanza sarà pur sempre sanzionato dal voto democratico”. Insomma, la “successione alla coreana” è una caricatura. Piuttosto lo storico mette in guardia: “Ci si muove in una cappa di incertezza totale. E’ da vedere se la forza di Marina sarà la stessa del padre. Per intenderci: davanti a un Santoro e a un Travaglio che la invitano al loro talk-show, si trasformerebbe anche lei in mattatrice? Avrebbe anche lei la capacità innegabile di capire il suo elettorato?”. Infine non è certo che si riesca a replicare l’effetto del Berlusconi “self-made man”, che “ha costruito un impero economico a dispetto dello stato”. Dunque non mancano le incognite: “L’elettore berlusconiano reagirà allo stesso modo in cui ha reagito in questi vent’anni?”.
Quel che è certo, dice Orsina, è che la sola idea della “clonazione” ha fatto “saltare i nervi” a molti. Per esempio a tutti quelli che in queste settimane, con Berlusconi in procinto di essere espulso dal Parlamento perché condannato, continuano a invocare la “deberlusconizzazione” della destra e della società intera, la purificazione dopo un’infezione ventennale. “Persino tra chi critica Matteo Renzi e la personalizzazione della politica, c’è ancora chi ragiona così. Berlusconi suscita in queste personalità della politica, dei media e della cultura un ribrezzo antropologico, anche perché lui è espressione degli animal spirits del capitalismo italiano. Ecco perché il fantasma di Marina potrebbero crearlo e rafforzarlo proprio i suoi oppositori. Se la loro critica rimarrà di tipo antropologico, allora i facoceri berlusconiani – come ho definito una volta i suoi elettori che a differenza delle gazzelle non presidiano il territorio ‘giusto’ – per reazione potrebbero correre a rifugiarsi dietro Marina”. Chi “sottovaluta il contenuto politico del berlusconismo”, secondo Orsina, dimentica infatti che gli elettori del Cav. “chiedono essenzialmente di essere difesi da uno stato arrogante, avido, invadente e inefficiente, e dalle sue istituzioni”. Al punto che anche gli esponenti più governisti del Pdl, alcuni dei quali ieri aprivano all’ipotesi-Marina, “si trovano in difficoltà nel momento in cui assumono atteggiamenti troppo filo istituzionali: come rispondere a un elettorato che chiede d’essere protetto dalle istituzioni?”. Sarà una richiesta “anomala”, ma “il nostro è il paese delle anomalie”, conclude Orsina: “Dal Partito comunista più forte dell’occidente a Tangentopoli, fino al giudice Esposito”. Se sinistra, destra e centro confermeranno “la loro incapacità di fornire un’offerta politica per un pezzo significativo dell’elettorato”, se insisteranno con una visione “pedagogica e ortopedica” della politica, l’outsider ereditaria potrà mietere successi inattesi, come quelli del Cav. nel 1994.
FQ. di Marco Valerio Lo Prete – @marcovaleriolp, 29 ottobre 2013 - ore 06:59