La rappresentanza dei piagnoni. Sciopericchio
- Dettagli
- Categoria: Firme
senza obiettivi e padronato senza linea. Troppo comodo
Alla fine anche Raffaele Bonanni, il segretario della Cisl che resta l’unico sindacato renitente alla logica “chiagne e fotte” dominante nelle altre rappresentanze sociali, comprese quelle padronali, ha accettato di indire uno sciopero, del tutto inutile, per protestare contro la Legge di stabilità. Per la verità le modalità dell’agitazione sono talmente diluite e articolate da decretarne fin d’ora l’irrilevanza, ma alla segretaria della Cgil, Susanna Camusso, bastava poter dire che esiste una comune volontà di lotta, anche se solo in seguito si saprà, forse, su quale piattaforma rivendicativa. D’altra parte la forza dei piagnoni sta proprio nell’esprimere lamenti che hanno radici incontestabili nelle condizioni sociali precarie di ampi settori, a cominciare da quello giovanile, per poi magari impiegare il consenso così facilmente raccolto in cause del tutto diverse se non addirittura opposte, come ad esempio la rivendicazione salariale dei dipendenti pubblici, che interessa l’area dei più garantiti nella stabilità dell’occupazione. Un contributo neppure troppo indiretto a questa operazione è venuto dalla Confindustria, che ha volutamente scelto di confondere le rivendicazioni di sostegno alle attività produttive con altro, a cominciare dall’allentamento del rigore richiesto a regioni e comuni. Naturalmente la Legge di stabilità è criticabile, è anche naturale che lo sia da punti di vista diversi e persino opposti: ma è proprio la confluenza di queste diverse opzioni in un fronte unico della lamentela generica che consente manovre diversive e contraddittorie, in cui l’obiettivo della crescita rischia di essere solo la copertura di antichi e nuovi corporativismi.
© - FOGLIO QUOTIDIANO, 21 ottobre 2013 - ore 21:30