Ma quanto è impolitico e insulso il governo

dei piccoli. Quando è nato il governo Letta sono stato tifoso.

Lui, il presidente, è un simpatico vicino di casa, come può essere simpatico uno di Pisa, con una moglie deliziosa, bambini da fumetto e da sogno. In più era il pupillo di un pezzo da novanta, controverso ma serio e di rango, il compianto Beniamino Andreatta. Quand’era trentenne, per la serie “trentenni che hanno combinato qualcosa”, il giovane Foglio, per la penna di Mattia Feltri, lo intervistò e ne cavò un senso di sé e della missione politica e culturale della nuova generazione decisamente gustoso. Inoltre il governo Letta era figlio di alcune cose: la sconfitta di Grillo e dei tà-tà nelle elezioni del presidente della Repubblica;  la colata a picco dell’onesto Bersani (non so se si è capito ma in questo giornale si aggirano dei figuri a cui i politici “onesti” dispiacciono) dopo una performance post elettorale da brivido (di stupidità) che aveva cancellato anche il premietto di maggioranza strappato a Berlusconi per una manciata di voti; un gran discorso di Napolitano, rieletto come voleva da subito il Berlusconi che fu anche grande elettore del nipote di Gianni, sul principio di realtà, di cui un Enrico Letta diveniva simbolo personale.

Devo dire che il governo dei piccoli mi ha deluso, sebbene non sappia nemmeno se augurarmene la fine prematura, viste le alternative non proprio appetitose. Doveva essere la prova del fuoco di una nuova leva, sia a sinistra sia a destra, questa larga coalizione obbligata o di servizio o di emergenza o come altro la si voglia chiamare. Ai suoi interessati e faziosi detrattori doveva rispondere colpo su colpo, con i fatti, con la fantasia politica, uno schiaffo allo scalpitante Renzi, un cazzottino a Travaglio e alla sua squadraccia manettara. Poi bisognava che il governo non fosse un succedaneo dei bocconiani di Monti, che il loro lavoro tecnico e depoliticizzato l’avevano fatto, altro che, fino al catastrofico esito della conversione elettorale. Ci voleva un abbraccio alla realtà del governo della realtà. La tecnica e le alleanze bancarie e industriali con la galassia del nord, ma al servizio della politica. Letta doveva diventare l’alfiere di una nuova sinistra post chiacchierona, e per far questo doveva scavarsi una trincea politicamente inattaccabile nel rapporto con l’altro partito della maggioranza, il Pdl di Berlusconi, giocandolo per riequilibrare la sua fragilità nel partito di origine, il Pd. Niente. Ha fatto finta che Berlusconi non ci fosse, ha scelto i ministri del Pdl pensando di sfotterlo, di dividergli le truppe, di abbandonarlo al suo destino. Ora sciorina la tiritera della separazione tra fatti personali e fatti politici. Che cazzata bevuta da commentatori cazzari! Il rapporto di Berlusconi con i giudici in questi vent’anni è stato un fatto personale, che c’entra il governo, che c’entra la politica?

La prova della politica dei novissimi è poco meno che penosa. La Bonino inutile, il fare declamato a colpi di decreti di rinvio, il lamentoso Saccomanni, il ridicolo ministro della Difesa che digiuna. Forse un D’Alema al governo avrebbe dato una mano politica alla sospirata continuità, alla soluzione di qualche problema con il partito del premier, avrebbe trovato qualche via di mediazione furba con il contraente del patto Berlusconi. Chissà. Certo da questi pupazzi che giocano alla tecnica, si rifugiano sotto la gonna di Napolitano, sembrano incapaci di immaginare la politica, non dico di farla, è arrivato un segnale di galleggiamento senza che nessuno sia stato non dico meravigliato o incantato, ma anche solo stupito, da qualche passo politico sensato. Capacità di manovra: zero carbonella.  Fino al pasticcio dispettoso dell’imposta sul valore aggiunto, che minacciano di fare entrare in vigore dal martedì primo ottobre, con pretestuosi argomenti,  per dare una lezione al Cav. e ai parlamentari e ministri del Pdl. Quando andavo alle elementari trovavo modi più sapidi di esercitare il naturale sadismo, misto a risentimento e dispetto, dei bambini. Poi sono cresciuto, bene o male, e mi sono ritrovato il governo dei piccoli.

FQ. 28 settembre 2013 - ore 20:24

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