Nel Cdm la crisi è già iniziata

Letta blocca i lavori prima della verifica, salta anche

il decreto sull’Iva

Ieri sera, secondo il presidente del Consiglio, Enrico Letta, non c’erano le condizioni per rinviare l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 21 al 22 per cento. Se nulla cambiasse in queste ore, dunque, da lunedì scatterebbe l’inasprimento dell’imposta che era già stato rinviato dal governo Monti nel 2012 e poi nel giugno scorso dall’esecutivo Letta. La valutazione di sospendere il via libera al decreto “in attesa del chiarimento politico in Parlamento”, secondo l’Ansa, è stata condivisa da tutto il Consiglio dei ministri, quindi dai rappresentanti del Pd, del Pdl e di Scelta civica. Già all’inizio del vertice, convocato in ritardo a causa delle intense fibrillazioni politiche nella maggioranza, Letta avrebbe chiarito che quella in corso era una “riunione politica” e non tesa a esaminare alcun provvedimento economico.

La versione fornita dai ministri del Pdl è differente: si sono rifiutati, il PDL, di prendere qualsiasi decisione senza aver prima discusso della posizione giudiziaria del Cav. e si sono detti insoddisfatti delle coperture finanziarie proposte dal ministro Saccomanni. Il governo era andato a caccia di risorse per l’Iva, per riportare il rapporto deficit/pil sotto il 3 per cento e per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e delle missioni militari all’estero. E la copertura finanziaria si sarebbe trovata soltanto in parte grazie a tagli lineari ai ministeri; per il resto era previsto un incremento di 2 centesimi per litro delle accise sulla benzina (e di altri 2,5 centesimi da gennaio), e infine un aumento al 103 per cento degli acconti Ires e Irap. Si rinvia un’imposta all’anno prossimo, hanno detto gli osservatori più critici, aumentandone altre qui e subito. In realtà si trattava di un approccio molto simile a quello utilizzato il giugno scorso sempre per rinviare l’aumento dell’Iva, ma stavolta gli equilibri nella maggioranza erano molto più sfilacciati, considerato l’avvicinarsi del voto sulla decadenza da senatore del Cav., con annessa minaccia di dimissioni di massa nel Pdl.

Bernabè verso le dimissioni (giovedì)

E’ pronto lo schema di decreto “salva rete” nel settore delle tlc. Il governo, individuando la rete come uno degli asset strategici del paese, vorrebbe riservarsi la possibilità d’intervenire con la cosiddetta golden power su un’infrastruttura sensibile anche nel caso in cui la spagnola Telefonica prendesse definitivamente il controllo di Telecom Italia. Intanto il presidente del gruppo, Franco Bernabè, sarebbe pronto a dare le dimissioni la settimana prossima. Con la legge di stabilità alle porte, nemmeno la “manovrina” è stata dunque possibile. Il tutto mentre il Fondo monetario internazionale, nel suo report annuale sull’Italia, ieri sottolineava il rischio di un rallentamento eccessivo delle riforme strutturali. Sempre secondo il Fmi, le tensioni politiche nella maggioranza “sono evidenti e rappresentano un rischio chiave per le prospettive economiche”. Non solo dell’Italia, dice l’organizzazione di Washington, considerato il peso sistemico del paese.

FQ: di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriolp, 27 settembre 2013 - ore 21:50

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