Obama chiede i superpoteri

La bozza sull’intervento in Siria che sarà sottoposta

al Congresso prevede poteri molto ampi per la Casa Bianca, che potrebbe bombardare anche i ribelli oppure fuori dal paese, e usare truppe di terra. Se sarà approvata

Il 9 settembre l’Amministrazione Obama chiederà al Congresso di approvare il testo di una Autorizzazione per l’uso della forza militare (Authorization to use Military Force, d’ora in poi: Aumf). Se approvata nella sua interezza, darà alla Casa Bianca poteri amplissimi, che vanno molto al di là degli strike limitati di cui si è parlato finora. Nel testo originale dell’Aumf non c’è nessun limite specifico sull’identità dei bersagli e questo vuol dire che il presidente Barack Obama potrà bombardare non soltanto l’esercito di Bashar el Assad, ma anche fazioni dei ribelli siriani, se per esempio sono in possesso di armi chimiche o stanno per entrarne in possesso. Le frange estremiste della rivoluzione anti Assad rientrano perfettamente nella categoria “gruppi terroristi o altre parti di stato o non di stato” prevista da questa Aumf. Poco a sud di Aleppo c’è una base militare – al Safira – che custodisce armi chimiche (è quella più a nord, le altre conosciute sono a sud, vicine alla capitale) che in questo momento è assediata dai ribelli, inclusi alcuni gruppi estremisti. Per ora al Safira tiene, ma non c’è alcuna garanzia che non finisca come Taftanaz o come Menagh, due aeroporti militari considerati imprendibili e caduti in mano ai ribelli rispettivamente a gennaio e ad agosto. In questi giorni sui forum dei ribelli è anche comparso un rumor insistente su “una spia degli americani arrestata mentre piazzava un chip di segnalazione vicino a un quartier generale dei ribelli”, nella regione di Damasco (a quanto si è capito). Si tratterebbe di un chip come quelli che da anni gli infiltrati mettono in Pakistan per segnalare i bersagli ai droni americani, e sui siti di al Qaida sono diventati un oggetto di paranoia, ma per ora non c’è alcuna conferma. La bozza prevede esplicitamente la possibilità di bombardare entrambi i fronti della guerra civile in Siria.

Secondo Jack Goldsmith, professore di Legge a Harvard e consulente legale della Difesa nel 2003-2004, il testo proposto da Obama autorizza il presidente anche a rimuovere Assad dal potere. “Se il presidente americano ritiene che ci sia una connessione con l’uso di armi chimiche o di altre armi di distruzione di massa nella guerra civile siriana, e che l’uso della forza contro di lui potrebbe prevenire o fare da deterrente all’uso o alla proliferazione di questo tipo di armi dentro, verso o dalla Siria, oppure proteggere gli Stati Uniti e i loro alleati (per esempio Israele) dalla mera minaccia di queste armi, allora sì. E’ piuttosto facile immaginare il presidente arrivare a questa conclusione riguardo Assad”.

Goldsmith spiega anche che questa Aumf autorizza il presidente all’uso della forza contro l’Iran o il gruppo libanese Hezbollah, anche in Iran o in Libano, “perchénon sono previsti limiti territoriali”. I limiti dell’autorizzazione riguardano soltanto ed esclusivamente lo scopo dell’intervento. La proposta di Obama di fatto crea – se mai fosse approvata dal Congresso – una dottrina militare americana sulla Siria che è simile a quella di Israele, che a partire da febbraio ha bombardato obiettivi dentro la Siria con il fine di bloccare i trasferimenti di missili dal governo siriano al gruppo Hezbollah. Le Forze armate americane starebbero in standby davanti alla costa siriana, pronte a intervenire nei casi previsti – davvero ampi, come si è visto.

Il professore di Harvard nota altri tre elementi cruciali della bozza. Il primo: è il presidente ad avere l’ultima parola su questi criteri, se sono soddisfatti o no, come spiega la formula usata nel testo: “As he determines to be necessary and appropriate”. Il secondo è che non sono previste altre restrizioni sui suoi poteri, per esempio limiti di tempo. Soprattutto, il presidente sarebbe autorizzato a fare uso di tutte le Forze armate americane, incluse quelle di terra. Terzo. Vorrebbe dire che l’opzione meno desiderata dall’Amministrazione, i “boots on the ground”, non è a priori esclusa. Probabilmente la Casa Bianca teme di dover affidare, in caso d’emergenza, la messa in sicurezza dei depositi di armi chimiche o altri incarichi ai reparti delle forze speciali. Il Congresso potrà rigettare del tutto la bozza di Obama o emendarla fino a stravolgerne il senso originale.

FQ di Daniele Raineri   –   @DanieleRaineri, 3/9

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