La debolezza dei forti, Germania e Francia

Nel post recessione, restano i buchi bancari di Berlino e Parigi

La graduatoria del primo semestre del pil dell’euro vede in testa la Germania con più 0,7 per cento, seguita dalla Francia con più 0,5 mentre la media dell’area è più 0,3 e l’Italia è in coda con meno 0,2. La crescita frazionale della Francia deriva in parte dal fatto che essa ha, per il 2013, un deficit del bilancio che tende al 4 per cento. La domanda tedesca non è trainata dal deficit del bilancio che nel 2013 è solo dello 0,6, ma anche la “virtuosa” Germania ha il suo artificio.  Esso è costituito dalla anomala sottocapitalizzazione del sistema bancario accompagnata da una espansione altrettanto anomala dei crediti ad alto rischio, derivanti da prestiti a stati europei in crisi e da un eccesso di derivati. La Repubblica federale tedesca per aiutare le sue banche, impelagate in Irlanda, Grecia, Cipro, Portogallo e al proprio interno ha sino ad ora speso più di 122 miliardi del contribuente e anche la Francia non è immune dalla bulimia bancaria. Le due principali banche dell’Eurozona, che presentano la maggior violazione dei parametri di Basilea, sono la tedesca Deutsche Bank e la transalpina Crédit Agricole. Secondo autorevoli analisti di Wall Street e della City, Deutsche bank, che sembra abbia un leverage di 38 volte (più del doppio di quello di sicurezza di 15) dovrebbe aumentare il suo capitale di 100 miliardi salvo ridurre di 1500 le sue esposizioni per rientrare in una situazione accettabile. Anche Crédit Agricole, che ha una dimensione un po’ minore e un leverage un po’ inferiore, dovrebbe contrarre il credito di centinaia di miliardi, se non riuscisse a capitalizzarsi secondo i nuovi criteri di Basilea III. Molte altre banche tedesche e franco-belghe hanno leverage decisamente anomali. Una parte dell’espansione economica tedesca e francese deriva dal credito drogato all’economia reale, reso possibile sia dalla opacità bancaria sia dalla propaganda negativa sui rischi del debito pubblico dei paesi mediterranei. L’opposizione tedesca all’Unione bancaria europea e alle politiche non convenzionali della Banca centrale europea, rivolte a evitare crisi debitorie artificiali – che viene ufficialmente presentata come espressione di purismo liberista, ma non è così –, in realtà pare avere una pragmatica spiegazione nella spregiudicata difesa della posizione privilegiata assunta dagli istituti di credito che Berlino e Parigi vogliono difendere.

© - FOGLIO QUOTIDIANO 17/8

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