Maschio, femmina o X Berlino sdogana il terzo sesso

 e apre la strada alla rivoluzione di gender

Dal primo novembre i genitori tedeschi potranno scegliere di mettere una X nella casella del certificato di nascita dedicata al genere dei propri figli. Si tratta di una misura per classificare i bambini che nascono con specifiche sessuali indefinite o di entrambi i generi, e che più avanti nell’età potranno, con l’aiuto di chirurgia e ormoni, definire la propria identità sessuale. La X è una provvisoria sospensione del giudizio. In alternativa, la legge tedesca permette di lasciare vuota la casella, senza impantanarsi nel pernicioso schema binario che è foriero di discriminazioni e limiti alla libertà individuale. Il testo della legge tutela la delicata situazione degli ermafroditi, ma è difficile non vedere sullo sfondo delle disposizioni tedesche in fatto di gender l’influenza di un movimento che dall’Australia agli Stati Uniti lavora per spezzare il giogo della “sex segregation”, la segregazione dei generi arenata sulla vecchia rappresentazione duale. Secondo le linee guida di Canberra sul “riconoscimento del genere” – questa l’etichetta della disciplina legale – chiunque può optare per la terza via, a prescindere dalle caratteristiche fisiche, ché nella logica dei gender studies è il tribunale dell’interiorità l’unico titolato a giudicare l’appartenenza sessuale.

Dopo un caso di discriminazione in una scuola, il governatore della California ha firmato una legge che permette agli studenti che sentono una discrepanza fra la dotazione anatomica e il senso intimo dell’appartenenza sessuale di usare bagni e spogliatoi del proprio sesso d’adozione. Le associazioni gay americane d’avanguardia da tempo hanno aggiunto alcune lettere alla sigla tradizionale, diventando Lgbtqia, per includere “questioning”,“intersex” e “asexual”. La legge tedesca è la prima del suo genere in Europa. La Finlandia ha discusso a lungo una riforma per trascendere lo schema, ma alcune beghe tecniche hanno rallentato la corsa del progresso. La riforma di Berlino può diventare però un propulsore per Bruxelles, che quando si tratta di elaborare idee in linea con la convenzione progressista raramente si tira indietro. Finora dall’Ue non sono arrivate indicazioni significative, e come sempre ci ha pensato la Germania.

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