L’Italia ammansisce Teheran. L’Iran continua

ad arricchire uranio, Pistelli va in visita dai mullah

Altro che nuovo corso iraniano. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ieri ha spiegato che malgrado l’elezione del “moderato” Hassan Rohani alla presidenza della Repubblica islamica, l’Iran ha addirittura aumentato la sua attività di arricchimento dell’uranio, destinata alla fabbricazione di ordigni atomici. Tutti gli esperti concordano sui tempi brevi prima dell’ora X, dopo la quale il mondo dovrà convivere con l’atomica iraniana. In questa settimana i dissidenti iraniani hanno denunciato l’esistenza di un altro sito clandestino per l’arricchimento dell’uranio. Il premier israeliano ha poi definito Rohani “un lupo travestito da pecora”. Stupisce quindi l’attivismo del governo italiano alla corte dei mullah teocratici di Teheran. Il premier Enrico Letta ha scritto una lettera a Rohani, depositata nelle mani del regime iraniano dal viceministro degli Affari esteri, Lapo Pistelli. Quest’ultimo è stato il primo diplomatico occidentale a compiere una visita politica subito dopo il giuramento prestato dal nuovo capo di governo iraniano. E’ stato un brutto segnale da parte della nostra diplomazia, oltre che una breccia nella già fragilissima politica estera europea, da sempre molto floscia nella prevenzione della bomba atomica iraniana. Le buone maniere per l’Iran si sono dimostrate finora soltanto un invito a completare il suo piano nucleare. Anche a giugno Pistelli aveva parlato del “necessario spirito di compromesso” che si deve mostrare con gli iraniani dopo l’elezione del nuovo presidente.

All’appeasement italiano per fortuna ha risposto ieri, indirettamente, il ministro israeliano per gli Affari strategici, Yuval Steinitz, uomo forte di Netanyahu, attraverso una intervista al Washington Post. L’Iran ha due strade davanti, ha detto Steinitz: interrompere il suo programma nucleare o “vederlo distrutto con la forza bruta”. In questo secondo caso, ha concluso Steinitz, basterà “uno strike di poche ore”. Soltanto messaggi aggressivi e minacce preventive come queste hanno trattenuto finora gli iraniani dallo sviluppare una testata atomica. Non certo le lettere compiacenti della nostra diplomazia.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 10/8

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