IL PD NON RIESCE A DECIDERE NEANCHE LA

DATA DELLE PRIMARIE 

PER RENZI È IL 24 NOVEMBRE, EPIFANI CONFERMA POI FA DIETROFRONT (INFINE, CHIEDE LA VERIFICA DI GOVERNO!)

Caos alla direzione del Pd quando l’ex senatrice veltroniana Magda Negri chiede se il congresso si terrà il 24 novembre – Il marmoreo Epifani-Andropov annuisce (con una smorfia di fastidio) e poi fa marcia indietro – Renzi: “Nessuno può cambiare quel giorno” - Ma il segretario Pd si vuole tenere le mani libere…

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica",9/8

Per noi il congresso è il 24 novembre. È fissato. La partita è chiusa. Il resto è un problema loro. Voglio proprio vedere se hanno il coraggio di spostare la data». Per Matteo Renzi non esistono alternative. Le assise democratiche sono già segnate in rosso sul calendario del sindaco.

E nessuno può metterla in discussione. Strappata al tavolo della Presidenza al termine della riunione e rinnegata poco dopo con una nota ufficiale, quella data rappresenta per Renzi un punto di non ritorno. Nonostante i dubbi di Guglielmo Epifani, che dopo il pasticcio ha tentato di correre ai ripari, rimettendo tutto in discussione.

I quaranta gradi che circondano Roma consigliano di trasferire la direzione dalla sede del partito in una sala di Montecitorio, refrigerata e dotata di aria condizionata. Un privilegio su cui non può contare da qualche giorno via del Nazareno, a causa di un guasto. È in questa mega aula che la data del congresso democratico prende forma, anche se nel modo più confuso possibile.

La riunione è praticamente sciolta e Renzi sta per lasciare la sala con Paolo Gentiloni. È irritato, neanche stavolta è spuntata fuori la data di congresso e primarie. Si terrà entro novembre, si è limitato a concedere Epifani. Nulla di più. Poi, improvvisamente, un granello fa inceppare l'ingranaggio. L'ex senatrice veltroniana Magda Negri alza la mano. «Ma insomma, il congresso è il 24 novembre?». Sconcerto al banco della Presidenza. Imbarazzo. Marina Sereni prova a trincerarsi dietro il verbo del segretario. Ma in un attimo i mugugni in sala si moltiplicano. Sereni fissa negli occhi il segretario, Epifani annuisce con una smorfia di fastidio. E arriva la conferma: «Sì, è il 24».

In pochi minuti la segreteria comprende che il pasticcio è fatto. Diffonde così una nota per fare marcia indietro. L'obiettivo, era stato stabilito prima del summit, era quello di mantenersi vaghi. È la strategia del tandem Bersani-Epifani, convinti che sia più conveniente tenersi le mani libere. In caso di crisi di governo le assise potrebbero slittare, accelerando sulle primarie solo per la premiership ma lasciando in sella Epifani come segretario.

Il sindaco di Firenze, comunque, non crede ai propri occhi. Gli riferiscono del comunicato con cui il partito fa marcia indietro. «Ma ormai come fanno a dire una cosa del genere? In assenza della Bindi, la direzione è presieduta da Sereni e Scalfarotto. Ed entrambi hanno confermato la data del 24. Fa fede quello che hanno detto». L'intera pattuglia renziana è pronta alle barricate. Per dire del clima, Ernesto Carbone ascolta la frenata di Zoggia e lo sfida apertamente: «È campione mondiale della sconfitta, ma lo informiamo comunque che la data è ormai stata fissata».

La tenuta dell'esecutivo, invece, non viene apertamente messa in discussione. Intervengono solo Guglielmo Epifani ed Enrico Letta. Il segretario si occupa di tenere alti i toni per compattare la platea, al premier spetta invece il compito di insistere sulla stabilità di governo. È l'ex leader sindacale a indicare d'un tratto l'orizzonte temporale della tregua d'agosto: «A settembre servirà una verifica sull'attività di governo, a partire dall'atteggiamento che intenderà tenere il Pdl. Enrico, toccherà a te farla».

Tutto resta però in movimento e molto dipenderà dall'atteggiamento del Pdl. Ma la strategia delle prossime settimane la spiega nel pomeriggio in Transatlantico

Pierluigi Bersani. «L'idea è che l'esecutivo vada avanti. Non a tutti i costi, però, ma se fa le cose che servono. E, soprattutto, tenendo fuori i problemi di Berlusconi, senza farsi condizionare. Ecco, io Letta ed Epifani - anche se con sfumature diverse - diciamo la stessa cosa».

A settembre riprenderà anche il duello sulle regole congressuali. Chi si oppone a Renzi sta studiando un meccanismo per far sì che a livello locale la corsa dei contendenti si giochi su piattaforme programmatiche e non sui nomi dei big. Uno stratagemma, pare, che mira a evitare un esito troppo sbilanciato a favore del sindaco di Firenze.

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