Giuditta Pini, la giovane deputata Pd

che «vigila» sui colleghi a Cinque Stelle

La parlamentare 28 enne marca stretto i grillini: «Spesso fanno cattiva propaganda. E vogliono restare minoranza»

È entrata in Parlamento a 28 anni come Napolitano, che appena l’ha scoperta l’ha convocata al Quirinale. Forse per l’età, forse perché è una rivelazione del Pd, forse perché da modenese, Giuditta Pini, si è impegnata nel post terremoto e infine forse perché sta scrivendo la tesi di Storia sul Pci. Troppi motivi perché Napolitano non ponesse su di lei quell’attenzione pedagogica di cui è solito verso i giovani politici.

FOTO E SGRIDATE ONLINE -- Ora la piccola Pini, come si chiama su Twitter, un’azione di educazione e di vigilanza la prova sui colleghi del Movimento 5 stelle, marcandoli con foto e sgridate online. Alla Camera fa parte della quindicina di under 30 del Pd. E non vuole che i suoi avversari vengano sempre rappresentati come i migliori. «Così mi diverto a mostrare sui social network come sono davvero. Prendiamo l’ostruzionismo sul Decreto fare — attacca —. Le nottate alla Camera non le hanno passate neanche loro. E la polemica sul malato di Sla? Non c’era. La diaria? Noi del Pd rinunciamo anche a di più per i circoli. Poi la loro posizione sugli F35 è stata così strumentale da farli litigare con Sel».

«DI BATTISTA, IL CAPO ULTRA'»- La molla per Giuditta Pini dev’essere scattata sul terremoto: «Hanno detto che avremmo fatto pagare l’Imu a chi ha perso la casa, ma non era vero. Dopo una mia nota su Facebook mi hanno chiesto scusa, ma non si rendono conto che intanto hanno sparso il terrore tra la gente. Alcuni sono in cattiva fede, usano questo metodo di propaganda politica, ingigantiscono certe situazioni oscurandone la verità, infatti poi li scopro a litigare nei corridoi, in particolare dopo gli interventi esagerati di Alessandro Di Battista, il capo ultrà».

«VOGLIONO SEMPRE FARE LA MINORANZA»- L’episodio più ambiguo, per lei, è il ritiro della sfiducia ad Alfano alla Camera: «Il M5S — racconta — aveva chiesto il voto sul ministro dell’Interno in entrambe le ali del Parlamento. E ha rinunciato laddove aveva più possibilità. Questo mi ha fatto riflettere. Il M5S vuole che esistiamo per attaccarci strumentalmente. La loro tattica è fare sempre la minoranza, mentre invece nelle commissioni si potrebbero trovare pure accordi virtuosi».

«NON SONO TUTTI IMPREPARATI»- Pini non generalizza. «Molti di loro vogliono discutere, alcuni sono addirittura dissidenti rispetto alla linea anche se, fossero nel Pd dove ognuno dice la sua, farebbero ridere: loro al massimo si limitano a qualche frase. Non sono tutti impreparati, anzi studiano, sono curiosi. L’altro giorno m’han chiesto: come funziona un congresso? E io gliel’ho spiegato a grandi linee, perché anche nel Pd non abbiamo troppe certezze... Se poi uno di loro parla troppo con me arriva Di Battista o Rocco Casalino del Grande fratello per interromperci».

«NON AMO RENZI»- E conclude: «Cosa penso del congresso del Pd? Non amo Renzi, su questo con i grillini ci troviamo. Al contrario di molti miei dirigenti che sei mesi fa pensavano peste e corna del partito liquido all’americana e ora sono pappa e ciccia col sindaco di Firenze, resto del mio parere. Certo bisogna ricostruirsi: non serve un leader, ma un po’ d’apertura sì. Su questo dal M5S dobbiamo imparare noi».

29 luglio 2013 | 12:58 Francesco Rigatelli, Corriere della Sera , 

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