GRILLINI O CONIGLI? - CASALEGGIO DISERTA IL MEETING

 IMPRESE VENETE DELUSE DALL’IRRILEVANZA DEL M5S

Marco Cremonesi per "Il Corriere della Sera", 9/7

«Forconi, forconi... » urlano dalla platea gli indignados che ancora vorrebbero fare impresa. Chi lo sa, forse Gianroberto Casaleggio ha fatto una scelta prudente a dare il bidone all'evento organizzato dalla Confederazione delle attività produttive nel sontuoso Castelbrando trevigiano. Il clima nei confronti degli stellati, infatti, non è più quello dei giorni belli.

Nemmeno presso un'associazione non ostile come Confapri. Nemmeno tra imprenditori che una linea di credito l'avevano aperta. La sensazione corrente è che anche loro, anche i grillini che promettevano la palingenesi della politica, siano prigionieri della loro ideologia e dimentichino il fare. O comunque non riescano a incidere.

Va detto che Casaleggio - che con ogni probabilità domani non parteciperà neppure al faccia a faccia tra Giorgio Napolitano e Beppe Grillo - non è il solo ad aver colto in anticipo l'esasperazione degli imprenditori. I più preoccupati paiono i sindaci. Doveva esserci colui che ha espugnato per il Pd la roccaforte leghista di Treviso, Giovanni Manildo. E non arriva.

Doveva partecipare il simbolo degli stellati a Parma, Federico Pizzarotti, e non si vede. Sarà che doveva presentare il nuovo assessore al bilancio, Marco Ferretti, che sostituisce l'uomo simbolo della sua giunta, Gino Capelli. Solo il sindaco ninja della Lega, Flavio Tosi si presenta a dibattere con Michele Boldrin. Onore al merito.

Il c'eravamo tanto amati si profila già di buon mattino con un'intervista a l'Unità di Massimo Colomban, motore con Arturo Artom di Confapri. Titolo? «I grillini, che delusione». Il fondatore di Permasteelisa, in giornata, cercherà di smorzare le fiamme. Salvo chiarire, in apertura del convegno, che «qui non sposiamo nessuno e, anzi, mettiamo alla gogna chi non fa le cose». Poi, apprende del forfait di Casaleggio. E allora, di nuovo: «Che delusione... ».

Né consola nessuno l'apprendere che il discorso che avrebbe dovuto tenere il guru delle comunicazione verrà letto dal grillino David Borrelli, ex consigliere comunale stellato a Treviso. Vito Crimi, già capogruppo al Senato, con i giornalisti scuote la testa: «Ma come fate a dire che rifiutiamo il confronto e non parliamo con nessuno?».

E indica tre o quattro parlamentari stellati presenti, mentre un sostenitore lo invita ad «andare avanti così». Perdoni, Crimi: ma Casaleggio non avrebbe avuto un valore simbolico diverso? «Noi siamo qui per ascoltare e confrontarci, il punto non è Casaleggio. Che peraltro è intervenuto ad altri eventi».

Ma è nell'arena del confronto pubblico che le braci divampano. È lì che gli spiriti fumanti si sprigionano. Ne fa le spese, per primo, il leghista Filippo Busin. Il deputato non coglie l'animus del luogo e non trova di meglio che tornare a servire il piatto di Roma ladrona. Un errore, che paga con una salva di fischi.

Troppo sentito, e per troppo tempo. «Fischiate, fischiate pure... » prova a ripararsi. Ma non è giornata. Al veronese Arturo Alberti, imprenditore siderurgico, girano le scatole: «Lei non deve dire "fischiate pure", lei dovrebbe chiedere scusa». Per poi sbuffare: «Quando un imprenditore fallisce su un progetto si mette in ginocchio e chiede scusa...». Poco più tardi lo dirà in modo compiuto, e nei confronti dei 5 stelle: «C'è senza dubbio un'aspettativa disattesa. Ci aspettavamo passi anche piccoli, ma dire sempre no non consente neanche quelli». Una nuova delusione, avanti un'altro. Ma il problema è la rappresentanza: «Non sappiamo più chi può darci voce». Su uno schermo, sfilano gli sms inviati dalla platea: «Sciopero fiscale», «Sopra i 5.000 euro paghiamo i politici in Bot».

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