Snowden è un’operazione dei cinesi

L’ex contractor è stato aiutato e protetto, dentro e fuori la Nsa

Per i servizi segreti statunitensi, ormai, la questione non è più tanto il cosa ma il come. I segreti che Edward Snowden ha trafugato dall’Agenzia per la sicurezza nazionale possono ormai darsi per persi: non è più nemmeno plausibile che, dopo una prolungata presenza a Hong Kong e un soggiorno ormai lungo una settimana all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, i servizi segreti cinesi e russi non abbiano avuto accesso ai documenti di Snowden. Il problema ormai è più che altro chiedersi come la più grossa fuga di informazioni dai tempi della Guerra fredda abbia potuto aver luogo ed essere messa in atto da quello che Obama ha definito un “hacker di 29 anni”. Secondo una fonte del Foglio, è ormai chiaro che Snowden non può aver agito da solo e che esiste una rete di “complici” molto estesa. Questa rete ha aiutato Snowden sia all’interno della Nsa, dandogli accesso a documenti di cui il contractor non avrebbe nemmeno dovuto conoscere l’esistenza, sia all’esterno, consentendogli una fuga agile e soprattutto al riparo da ogni controllo prima a Hong Kong e in seguito a Mosca. La domanda che oggi ossessiona i servizi americani è come sia stato possibile che Snowden sia riuscito a eludere tutti i sistemi di controllo interni e a scappare con i suoi computer pieni di segreti, senza essere individuato fino alle rivelazioni del Guardian.

Secondo la fonte del Foglio, c’è un momento ben preciso in cui il ragazzo che nel 2009 scriveva che si dovrebbe “sparare nelle palle” ai leaker ha deciso di diventare uno dei più pericolosi spioni della storia americana.

Questo momento risale a prima che Snowden entrasse nella Nsa come contractor della Booz Allen Hamilton, e ha a che vedere con il periodo, tra il 2006 e il 2009, in cui era impiegato alla Cia come responsabile per il mantenimento della sicurezza informatica. Lavorare per le agenzie di sicurezza statunitensi non è certo facile. Basta inviare una domanda di lavoro perché i servizi facciano indagini sulla vita privata, gli interessi, le attività del candidato. Se questi risulta idoneo, le procedure di selezione prevedono colloqui preliminari, test psicoattitudinali, accertamenti fisici. Poi un durissimo test finale. Alla fine, Edward Snowden era risultato una persona di cui ci si poteva fidare, almeno entro certi limiti: dopo aver prestato solenne giuramento e aver avuto completa spiegazione di tutte le conseguenze di un possibile tradimento, la divisione di controspionaggio della Cia aveva assegnato a Snowden un accesso di categoria Segreto alle informazioni classificate. Solo due categorie hanno un grado maggiore di Segreto e possono accedere a più informazioni: Segretissimo e il livello A, detto Segretissimo Cosmic.

Per la Cia Snowden fece anche delle operazioni sotto copertura in Svizzera, ma a un certo punto iniziò a pensare che il suo lavoro non fosse sufficientemente gratificato. Riteneva di essere un mago del computer, come diceva nelle conversazioni su Internet, e che la Cia non gli concedesse abbastanza fiducia. Succede sempre così. Tutte le più grandi falle nel sistema non nascono da piani elaborati (quelli vengono dopo), ma da piccoli screzi, litigi sul lavoro, dalla voglia di farla pagare a qualcuno che non ti ha valorizzato a dovere. Snowden si è allontanato nel 2009 dalla Cia, in polemica con l’Amministrazione. E’ stato allora che è diventato un soggetto “interessante”, un ex dipendente scontento ma capace, il perfetto anello debole di una catena altrimenti impenetrabile. Secondo le fonti del Foglio ad “agganciare” Snowden, circuendolo e convincendolo che svelare le malefatte del governo statunitense era la cosa giusta da fare, sarebbero stati i servizi segreti cinesi.

Snowden sarebbe rientrato nell’intelligence statunitense con lo scopo preciso, come dichiarato da lui stesso in un’intervista al giornale cinese South China Morning Post, di trafugare i dati classificati della Nsa. Vi sarebbe entrato dalla porta di servizio, come contractor di un’azienda cui la Nsa appalta alcune mansioni. Qui sta il secondo anello debole: le compagnie che, come la Booz Allen Hamilton, forniscono all’intelligence statunitense servizi dall’esterno. Nonostante i trascorsi, Snowden avrebbe ricevuto ancora una volta un accesso di livello Segreto ai documenti classificati: buono, ma non certo sufficiente per il compito che il leaker si era prefissato. Anche perché le informazioni nei servizi di intelligence sono gestite per compartimenti stagni, sia in verticale (non è possibile scalare la gerarchia degli accessi di sicurezza) sia in orizzontale (è interdetto l’accesso ai dati di dipartimenti diversi dal proprio). Per forza di cose, una mole ampia di informazioni come quella trafugata da Snowden è stata raccolta grazie all’aiuto di qualcuno che ha aperto al contractor sia le porte della gerarchia verticale, dandogli accesso a documenti Segretissimi e Cosmic, sia della sicurezza orizzontale.

Secondo le fonti del Foglio, Snowden avrebbe trasferito le informazioni necessarie pochi momenti prima di partire. L’avrebbe fatto non dall’interno, ma da postazioni esterne sfruttando le password e gli accessi forniti dai suoi complici. Un accesso esterno fa scattare l’allarme di sicurezza, ma questo non serve a nulla se lo spione si sta già imbarcando su un aereo per Hong Kong. Qui sono intervenuti i servizi segreti cinesi, che da quel momento si sono presi cura di tutto: dell’alloggio di Snowden e del contatto con i servizi russi per il suo trasferimento, su un aereo farcito di agenti di sicurezza, nell’aeroporto di Mosca. Si sarebbero occupati, soprattutto, della campagna d’informazione e di diffusione sui giornali delle informazioni trafugate. Anche il giornalista/attivista Green Greenwald, che sul Guardian ha fatto esplodere lo scandalo della Nsa, non sarebbe esente dalla connessione cinese.

La falla aperta da Snowden nell’ossessivo sistema di sicurezza statunitense è di tali proporzioni che i servizi stanno compiendo un’indagine senza precedenti. Prima di tutto per individuare chi avrebbe aiutato Snowden: il cerchio si starebbe stringendo intorno agli agenti di sicurezza della Booz Allen Hamilton e agli uomini della Nsa deputati ai contatti con i contractor. In secondo luogo per comprendere le modalità di intervento del leaker e ricalibrare i sistemi di sicurezza in maniera tale che Snowden non abbia successori. E questo vale non solo per i servizi americani: il caso Snowden è un campanello d’allarme che dice molto della vulnerabilità di tutti i sistemi. Forse per questo anche Putin, che ieri ha annunciato l’intervento dell’Fsb per risolvere il caso Snowden, sembra aver iniziato a collaborare.

© - FOGLIO QUOTIDIAN, 2/7

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