Landini e l’affollamento a sinistra

Sconfitto nel sindacato, il leader Fiom punta sulla politica.

Ma è dura. La recente manifestazione indetta dalla Fiom “per il lavoro” aveva un carattere diverso dalla decine di iniziative di protesta messe in atto dai metalmeccanici della Cgil negli ultimi anni. Aveva un carattere esclusivamente politico, la volontà di porsi come centro di aggregazione delle forze collocate, ma al momento un po’ sbrindellate, alla sinistra del Pd: contro il quale, di fatto, era stata convocata. Maurizio Landini, il segretario della Fiom, usciva da una sconfitta clamorosa sul terreno che dovrebbe essere il suo, quello sindacale: l’accordo che si sta realizzando tra Confindustria e confederazioni, Cgil compresa, sulla rappresentanza, che in sostanza accetta il principio di Sergio Marchionne dell’esigibilità dei contratti confermati dal consenso maggioritario dei lavoratori. Chi non accetta tale principio (contro il quale la Fiom si è battuta soprattutto alla Fiat) è escluso dalla rappresentanza e dalla contrattazione. Landini ha dovuto accettare all’interno della Cgil questa impostazione, il che gli è valsa pure l’accusa di tradimento da parte dell’ideologo dell’irriducibilità dei metalmeccanici alla logica contrattuale, Giorgio Cremaschi.

Sconfitto sul piano sindacale (e spesso anche su quello giudiziario) Landini cerca la rivincita su quello politico, ma il campo che vorrebbe egemonizzare è già molto affollato e attraversato da linee di frattura evidenti. Le “masse” mobilitate sono più o meno sempre le stesse, e la presenza di un movimento non privo di ambiguità come quello di Beppe Grillo (che ha definito inutili i sindacati fino a poche settimane fa) crea tensione con i sostenitori dell’antica logica pansindacalista. Il Pd, affidando la segreteria a un ex leader della Cgil, ha mostrato di sentire il peso della sfida di un possibile nuovo “polo Landini” ma sembra in grado di reggerla, almeno nel breve periodo. Dipende da come si articoleranno i rapporti nell’estrema sinistra, dove Nichi Vendola rivendica anche lui una funzione di guida, ed è l’unico a poterla contendere al Movimento cinque stelle anche dentro al Parlamento. Landini dirige una grande organizzazione, ma il suo disegno di trasferirne il punto di applicazione al terreno politico rischia di fallire, com’è di fatto fallita la sua tattica del rifiuto. F.Quotidiano, 23/5

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata