Lettere al Foglio. Sindacati nostri e tedeschi

Al direttore - Sono di origine italiana ma da moltissimi anni residente

in Germania. Seguo il suo giornale online e nello stesso tempo anche i commenti del Deutscher-rundfunk e della stampa tedesca. Voglio porle alcune domande sul marasma in cui si trova la politica europea. Se prima nel mirino c’erano l’Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna, ora è la volta della Francia, nonostante un governo socialista. Come mai la Germania riuscì a mantenere un benessere economico e un basso tasso di disoccupazione? Sono i tedeschi più onesti e ligi a rispettare lo stato? Qui gli scioperi si risolvono in brevissimo tempo, mentre da noi i sindacati dettano ancora legge. Il malumore sta serpeggiando e i tedeschi sono preoccupati. Seconda domanda: ha regione Walter Laqueur, in quanto scrive nel suo libro “after the fall the end of the european dream and the decline of a continent”?

Maria Wolf

I tedeschi hanno fatto riforme strutturali, la socialdemocrazia scelse il motto “die neue Mitte”, il nuovo centro. L’economia sociale di mercato democristiana è una cosa seria. Lavorano molto, si lamentano poco,

vivono con più fatica sebbene anche loro amino e sognino (non è una prerogativa latina). Il progetto dell’euro, e questo non è un particolare insignificante, esprime una egemonia del loro modello, che funziona e si avvantaggia anche degli ozi e delle sciatterie lagnose dei latini. Quando potranno e gli converrà, mutualizzeranno il debito e domineranno ancor di più. Il Direttore

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