Un matrimonio forzato Hollande accelera
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sulle nozze gay ed è una prova di debolezza
La decisione del governo francese di accelerare il secondo passaggio all’Assemblea nazionale della legge sul matrimonio gay, limitando a venticinque ore il tempo riservato al dibattito, per andare al voto finale non più tardi del 23 aprile, doveva vanificare la nuova “manif pour tous” degli oppositori, fissata per maggio. Ora l’appuntamento è stato anticipato al 21 aprile (“se lui accelera, si accelera” è lo slogan, riferito a Hollande). L’espediente per evadere a tempo di record la pratica “mariage pour tous”, e così far tacere le proteste, sta quindi ottenendo l’effetto contrario: la forzatura, invece di scoraggiare gli oppositori, li sta motivando sempre di più. Ad andare in scena in questi giorni, dentro e fuori Palais Bourbon (la sede dell’Assemblea nazionale), è qualcosa che probabilmente va oltre lo stesso braccio di ferro sul “mariage gay”. La volontà di far presto, ignorando la grande mobilitazione degli oppositori e le settecentomila firme che chiedono un referedum, mentre dimostra la crescente insicurezza della maggioranza socialista, rappresenta anche la prova generale di un decisionismo arrogante che il governo Ayrault, dopo averlo esercitato in tema di nozze gay, potrebbe usare in altre occasioni.
Lo stesso fermo per una notte di sessantasette giovanissimi oppositori alla legge che manifestavano in silenzio davanti all’Assemblea nazionale, a piazza Edouard Herriot – dove, per esempio, ai sans-papiers è stato sempre consentito di manifestare senza problemi – serve a far capire l’aria che tira in queste settimane nella culla della libérté. Governo e giornali della gauche parlano di radicalizzazione dello scontro (vera) e accusano i militanti della “manif pour tous” di alzare i toni e di incitare alla guerra civile, anche se non si sono visti né casseurs né vetrine rotte. Dimenticano che una spiegazione alla radicalizzazione c’è: almeno a una parte fondamentale del provvedimento da approvare a tappe forzate (quella che riguarda l’adozione per le coppie gay) sono ormai ostili sei francesi su dieci. ma il relatore socialista fa finta di niente e annuncia che le integrazioni relative all’applicazione della legge saranno regolate attraverso “ordinanze governative”. Quel matrimonio (forzato) s’ha da fare. Il Foglio