Finito il lavoro dei saggi, "ora tocca i partiti"
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Le proposte delle due commissioni volute da Napolitano. "Una sola
Camera, superare l'attuale legge elettorale"
Le relazioni dei due gruppi di lavoro nominati da Napolitano rappresentano ''il contributo conclusivo, alla vigilia del compimento del mio mandato e della scelta del nuovo presidente, che sono stato in grado di dare alla soluzione del problema del governo dopo le elezioni del 24 febbraio''. Lo ha detto lo stesso Capo dello Stato, al quale oggi i due gruppi di lavoro hanno consegnato il documento conclusivo sui temi istituzionali, economici, sociali ed europei. “Le due relazioni – ha sottolineato Napolitano – valgono a porre più che mai al centro dell'attenzione delle forze politiche i problemi essenziali cui sono legati sia il soddisfacimento delle attese e dei bisogni più urgenti dei cittadini del paese, sia lo sviluppo futuro dell'Italia''. Una seria considerazione ''dei problemi da affrontare, delle situazioni critiche da superare, delle potenzialità da cogliere e mettere a frutto o stimolare la ricerca di convergenze tra le forze politiche può favorire un clima costruttivo nel nuovo Parlamento, suggerire forme praticabili di condivisione delle responsabilità di governo e dei percorsi di riforma necessari. Quel che trasmetto è dunque, credo, un testimone concreto e significativo'', ha concluso Napolitano.
Legge elettorale e superamento del bicameralismo paritario, conflitto d'interessi e aiuti alle Pmi, riduzione del numero dei parlamentari e federalismo fiscale. Ma anche finanziamento ai partiti e magistratura, fisco e lavoro. Questi alcuni dei temi affrontati dai due gruppi di 'saggi' nominati il 30 marzo scorso dal Presidente della Repubblica e che oggi hanno consegnato le loro relazioni al Capo dello Stato.
Il primo gruppo, quello sulle riforme istituzionali, composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante ha messo nero su bianco una serie di proposte che vanno dai diritti dei cittadini allo statuto dei partiti, dal Referendum alle leggi di iniziativa popolare, fino al ruolo della magistratura e dei mezzi di comunicazione. Le proposte spaziano dalla forma di Governo ai rapporti tra Parlamento e Governo. La Relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea, composta da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi, ha invece messo a punto proposte per 'creare e sostenere il lavoro, rilanciare il ruolo dell'Italia negli scambi internazionali, migliorare il sistema tributario, aprire alla concorrenza, tutelare meglio i consumatori". In caso di ritorno al Mattarellum, è opportuno eliminare lo scorporo. Questa la raccomandazione dei saggi fatta nella relazione presentata oggi al Quirinale. "Il tema della legge elettorale è connesso a quello della forma di governo. Se il Parlamento dovesse optare per un regime semipresidenziale sarebbe preferibile propendere per una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio, secondo il modello francese, al fine di rafforzare il Parlamento rispetto a un Presidente che ha la stessa fonte di legittimazione. Se invece, come il Gruppo di lavoro propone a maggioranza, si dovesse optare per una forma di governo parlamentare razionalizzata, le soluzioni possono essere più d'una, purché garantiscano la scelta degli eletti da parte dei cittadini e favoriscano la costituzione di una maggioranza di governo attraverso il voto", si legge nella relazione.
"Il Gruppo di lavoro intende precisare che con l'attuale bicameralismo paritario nessun sistema elettorale garantisce automaticamente la formazione di una maggioranza nelle urne in entrambi i rami del Parlamento. Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico ad una sola Camera", si legge ancora nel documento. I modelli elettorali possibili "sono diversi: il proporzionale su base nazionale proprio del sistema tedesco; il proporzionale di collegio con perdita dei resti, proprio del sistema spagnolo; il sistema misto, in parte preponderante maggioritario e in parte minore proporzionale, come la cosiddetta Legge Mattarella, per la quale si suggerisce comunque, in caso di accettazione del modello, l'abolizione dello scorporo. Il Gruppo di lavoro segnala che, in ogni caso, va superata la legge elettorale vigente. La nuova legge potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), un alto sbarramento, implicito o esplicito, ed eventualmente un ragionevole premio di governabilità".
L'analisi si fonda sui numeri. Oggi in Italia hanno un lavoro, anche solo precario, 56 persone su 100 tra i 15 e i 64 anni. In Francia sono 64, in Germania 73. Su 100 giovani fra i 15 e i 24 anni, in Italia lavorano in 17, in Francia 28, in Germania 47. La priorità e' "far sì che il sistema generi fisiologicamente opportunità di lavoro per tutti, in particolare per i più giovani, è la priorità, anche perché il lavoro vale molto più del reddito che lo compensa". E "lo sviluppo economico equo e sostenibile e' la via maestra per ottenere questo risultato". Una strada in salita. "Non è facile, nessuno deve illudersi. Lo sviluppo lo fanno gli imprenditori e i lavoratori, non i governi. Ma i governi possono agire sui presupposti dello sviluppo. Possono attivare fattori facilitatori, anche interagendo nella sede dell'Unione europea, che persegue i medesimi obiettivi".
La "principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare" e' "quella del lavoro e della conseguente crescita della poverta'". Lo scrivono i saggi nella loro relazione, evidenziando che è "a rischio di poverta' ed esclusione sociale il 28,4 per cento dei residenti nel nostro Paese". In Italia, peraltro, "è convinzione diffusa, suffragata da studi e analisi, che l'operatore pubblico debba piuttosto togliere che aggiungere''. Certamente, spiegano i saggi, "occorre togliere ostacoli, evitando l'eccesso di norme e riducendo il potere d'interdizione della burocrazia. Ma si possono aggiungere nuove opportunita' e agevolazioni esplicite, specie fiscali (pur nel rispetto delle compatibilità di bilancio), a favore di quelle attivita' che piu' direttamente offrono possibilita' di sviluppo e di lavoro, soprattutto per le giovani generazioni". Inoltre, i governi "possono e debbono incanalare lo sviluppo su binari di sostenibilità ambientale e sociale, di equità fra generazioni, fra donne e uomini, fra ceti e territori diversi".
Una Commissione redigente mista costituita, su base proporzionale, da parlamentari e non parlamentari, che presenterà un testo di riforma costituzionale al Parlamento, che lo voterà articolo per articolo senza emendamenti. E' il metodo suggerito dalla commissione dei saggi, con il dissenso però di Valerio Onida. A suo giudizio, infatti, "si rischierebbe di innescare un processo 'costituente' suscettibile di travolgere l'insieme della Costituzione, che è bensì opportuno modificare in punti specifici, attraverso il procedimento di cui all'articolo 138, ma mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e il suo impianto complessivo; e si rischierebbe di favorire progetti di revisione totale da votare in blocco".
"Occorre intervenire anche sulla finanza decentrata, concludendo in tempi rapidi il processo di attuazione della riforma del 2009 sul federalismo fiscale". Lo si legge nella relazione dei 10 saggi che oggi hanno concluso i loro lavori. "La riforma della finanza locale e regionale avviata con la legge 42/2009 sul federalismo fiscale e con i successivi decreti legislati vi e' stata frenata dalla crisi economico- finanziaria. Il processo di consolidamento dei conti pubblici ha investito la finanza decentrata", spiega il documento.
Quotidiano, 12/4