Piccolo genio

Il sogno cinese del superbaby si scontra (per fortuna) con il mistero

dell’intelligenza umana. Per molti genitori è un’ossessione: alle feste di compleanno, al parco, alle recite scolastiche, ai saggi sportivi e alla consegna delle pagelle dei figli ci si serve di qualunque mezzo per scoprire se il nostro bambino è più intelligente, più dotato, più simpatico degli altri. Padri che fanno piccoli test attitudinali fingendo di scambiare due chiacchiere, madri che origliano senza ritegno i discorsi dei ragazzi, bambini incitati a far sfigurare i compagni. Liti in famiglia, anche, in cui marito e moglie si accusano a vicenda: se il ragazzo va male a scuola e picchia i suoi amici è perché la nonna di tua madre è stata in manicomio, avrà preso da lei. E’ una gara continua, in cui ci si attribuisce il merito genetico di ogni pregio e si scaricano tutti i difetti sul Dna dell’altro, rinfacciandogli anche quella zia zitella che faceva entrare in casa, di notte, tutti gli uomini del paese. I figli fatti alla vecchia maniera potrebbero ereditare tutto il peggio, tutto il meglio, oppure qualcosa qui e qualcosa là del corredo genetico dei loro genitori, in quel momento allacciati in qualche luogo. Bellezza e intelligenza, come i doni delle fate nelle favole, sono un misterioso incontro di cellule. E il governo cinese, interessato alla guida del mondo, ha il sogno di allevare una nidiata di piccoli geni a colpo sicuro, vorrebbe una nuova generazione di intelligentoni d’assalto. Con buone basi genetiche, il metodo educativo delle madri tigri potrebbe raggiungere risultati grandiosi: feroci manager con infanzie infelici trascorse a suonare il violino e fare equazioni, e forse per le bambine la possibilità di sopravvivere, se molto intelligenti. Così gli scienziati hanno raccolto campioni di Dna delle persone più intelligenti del mondo (a voi l’hanno chiesto?) e stanno studiando i genomi per identificare le sequenze che determinano l’intelligenza umana. In modo da aumentare, durante lo screening, il quoziente intellettivo dell’embrione.

“Nel giro di un paio di generazioni”, scrive la rivista Vice America, “concorrere con i cinesi a livello intellettuale sarà come sfidare Lena Dunham in un concorso per chi sta sempre nudo in televisione”. Non è esattamente così, scrive Slate, e i cinesi non stanno facendo ingegneria embrionale, ma solo perché non hanno ancora capito come si manipoli geneticamente un genio. Però, studiando gli embrioni e confrontandoli con le combinazioni che hanno un quoziente intellettivo alto, permetteranno ai genitori di scegliere, fra i propri, quelli migliori. E abbandonare, di conseguenza, gli embrioni un po’ più tonti, pigri, interessati più che altro a giocare con le macchinine. E’ abbastanza spaventoso anche in questi termini: “E’ come tirare i dadi dieci volte e scegliere tra le combinazioni che ne derivano”, ma l’intelligenza, la produttività, la scaltrezza, l’ambizione non sono solo questioni di combinazioni di cellule (“Madre Natura è una stronza”, ha detto in un programma televisivo uno psicologo americano che partecipa allo studio cinese). E’ un mistero che coinvolge l’ambiente in cui si cresce, le persone che si incontrano, le passioni che si hanno. E poi, cosa si intende per intelligenza? La capacità di avere successo o di essere felici? La volontà di accumulare denaro o di aiutare gli altri? Ci sono più cose nella testa di un bambino che in tutte le provette e gli esperimenti degli scienziati cinesi. E anche se si finisse con lo scegliere davvero l’embrione con il quoziente intellettivo più alto, nel regno dell’orrore, l’embrione avrebbe almeno la cellulite, e sarebbe sempre colpa dell’odiosa sorella di vostra moglie.

di Annalena Benini   –   @annalenabenini

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