MONTI È PAZZO O C’È UN PAZZO IN GIRO CHE SI SPACCIA
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PER MONTI? - 2. ALTRO CHE “CIVIL SERVANT” AL SERVIZIO DELLO STATO, QUALE
“TECNICO” PER IL BENE DELL’EUROPA! IL PREMIER “SALITO IN POLITICA” VUOLE SALIRE ANCORA DI PIÙ: AL QUIRINALE! - 3. MOLLATO DAI SUOI, UMILIATO DA NAPOLITANO, SCARICATO ANCHE DAL PPE, IL PROFESSORE È DIVENTATO COME I PEGGIORI POLITICI: TRAME E RIPICCHE PUR DI AVERE UNA POLTRONA - 3. LO SFOGO RIVELATORE CON CULATELLO BERSANI: “VOI MI VOLETE TENERE INCHIODATO AL MIO RUOLO DI SENATORE A VITA!”. UNA SOFFERENZA DA 32MILA EURO AL MESE! - 4. MONTI O MORTE: I MONTIANI POTEVANO AVERE MONTECITORIO MA IL PREMIER GIOCA SOLO PER SÉ. “SCELTA CIVICA” STA PER ESPLODERE E PER CASINI I GIARDINETTI INCOMBONO -
Fabio Martini per "La Stampa"
La solitudine del Professore si misura a vista d'occhio. Pochi minuti prima delle 17 Mario Monti entra nell'aula foderata di mogano e velluto cremisi di palazzo Madama, per partecipare alla votazione per l'elezione del presidente del Senato. Attorno a lui, che è pur sempre il Presidente del Consiglio dei ministri, si forma una cortina di silenzio. Monti si a va a sedere negli scranni dentro l'emiciclo quelli di solito occupati dai senatori a vita, e nessuno osa avvicinarsi, salutarlo, dirgli un parola.
Lui - mentre il presidente di turno Emilio Colombo prosegue la chiama - inizia a sfogliare una rassegna stampa e alza la testa soltanto una volta, quando sente le parole: «Si prepari Berlusconi». Ma Berlusconi non c'è, arriverà più tardi, con i suoi occhiali neri. Si racconta che col Cavaliere, Monti avesse parlato in precedenza al telefono, ma senza reciproca soddisfazione.
In aula a un certo a Monti si avvicina Mario Mauro, già vicepresidente del Parlamento europeo, uno dei personaggi di maggior spessore della sua truppa. I due parlottano, ma il presidente del Consiglio non sembra appassionarsi alla votazione in corso. Non si cura di dare uno sguardo ai suoi, neanche quando sono chiamati a votare, passando sotto la cabina-catafalco.
L'indicazione di voto data da Monti è stata scheda bianca e dunque, chi scruta i tempi di ingresso e di uscita dalle tendine della cabina, può capire se i singoli senatori siano stati ligi alle indicazioni dei partiti. E infatti i senatori Pd, Pdl e Lega, mediamente, restano dentro tra i 10 e i 13 secondi, quelli di Scelta civica e buona parte dei grillini si soffermano per 4-5 secondi.
E Monti? A passo lento entra nella cabina e ci resta 9-10 secondi. Poi, prima che sia reso noto l'esito della votazione, il premier lascia l'aula, ma nelle ultime 48 ore si era capito che a lui sarebbe piaciuto restarci a lungo a palazzo Madama: da presidente del Senato. Sin da lunedì - con una disponibilità che aveva spiazzato tutti, dal presidente della Repubblica ai leader di partito - Monti aveva fatto conoscere questa sua disponibilità a guidarla lui l'assemblea di palazzo Madama. Pronto a lasciare di punto in bianco palazzo Chigi.
Una "bulimia" che ha preso in contropiede. Anzitutto perché inattesa in un personaggio che ha sempre dimostrato di avere un profilo da civil servant, forte di due poco noti rifiuti di guidare un governo (1992, 1999). Inattese anche le motivazioni, che Monti ha confidato in un colloquio delle ultime ore con Pier Luigi Bersani: «Voi mi volete tenere inchiodato al mio ruolo di senatore a vita!». Frase rivelatrice di uno stato animo e di una forma mentis.
Da alcune settimane Mario Monti si sente "ingabbiato" a palazzo Chigi, in qualche modo frustrato nelle sue potenzialità. E dunque fatica a capire come mai leader di partito e istituzionali non facciano il possibile per liberarne le "risorse". Una incomprensione certo non dissipata dal duro comunicato del Quirinale di ieri mattina: Monti resti al suo posto.
Frase rivelatrice, quella detta a Bersani, perché rivela una inquieta ambizione che nessuno era riuscito ad intuire. Neppure l'amico che otto mesi fa, parlando con Monti all'apice del suo successo e non immaginando la futura salita in politica gli aveva detto: «Una volta finita la legislatura, puoi tranquillamente aspettare la chiamata dall'Europa...». E Monti: «Nel frattempo che faccio?».
Nel frattempo, da fine dicembre fino a ieri. Monti si è messo a far politica. Cavalcando tigri di carta. La partecipazione alle elezioni. La decisione di due notti fa di rinunciare alla presidenza della Camera per uno dei suoi (Lorenzo Dellai), decisione che ha messo Scelta civica nel limbo e gli ha provocato critiche feroci da parte dei suoi.
Gran parte dei quali ieri sera (a microfoni spenti) sottoscrivevano le parole di Giuliano Cazzola: «Sarebbe stato meglio che alle conclusioni del Capo dello Stato, Monti ci fosse arrivato da solo, evitando una brutta figura davanti al Paese. Quando si "sale in politica" non si può pensare soltanto a se stessi e alla propria carriera. Si deve mettere in conto anche la possibilità di dover aspettare un'altra occasione. Anche perché Monti si è assunto delle responsabilità nei confronti di coloro che lo hanno votato».