Lettere dal Foglio del 15/3
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Al direttore - Vale il detto “nomen omen” anche quando si tratta
di Sommi Pontefici?
Scegliendo il nome Benedetto (lo stesso del santo protettore ed evangelizzatore dell’Europa) Papa Ratzinger voleva testimoniare che la chiesa intendeva vincere la sua sfida nel Vecchio continente dove erano le radici della cristianità e di tutte le culture che, nei secoli, si sono disseminate in ogni angolo della terra. Le dimissioni di Benedetto e l’elezione di un Papa proveniente dalla “fine del mondo” sono la presa d’atto di una sconfitta e indicano che la chiesa di Cristo è alla ricerca di una nuova centralità, lontana da un continente “sazio e disperato” ormai proteso a trasformare in diritti i propri vizi, anche quando offendono il diritto naturale.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Tra i “pizzini – secondo l’ignobile definizione del gip di Pescara (a proposito, il Csm che fa: dorme?) – recapitati in carcere a Ottaviano Del Turco ce n’era uno anche di Bersani. E per questo mi levo il cappello. Sarei però disposto a togliermi perfino la giacca se, ora che il castello accusatorio contro l’ex governatore dell’Abruzzo è miserabilmente crollato, il segretario del Pd lo invitasse a Largo del Nazareno. Non dico per fare autodafé, ma per fare una bella rimpatriata con uno dei soci fondatori – non va dimenticato – del Partito democratico. Se poi non può, trovi almeno il tempo di inviargli un altro “pizzino”, magari questa volta in forma pubblica. Del resto, di spunti critici per una riflessione seria sul rapporto tra politica e giustizia ce ne sono tanti anche nell’affaire Del Turco, non solo nel “caso Berlusconi”.
Michele Magno
Al direttore - “Sono leale a Bersani, ma se il suo tentativo fallisce sono pronto a candidarmi”.
Così ha parlato, finalmente, Matteo Renzi. Bene, finalmente, anzi normale. Ma resta la sensazione di tanto, troppo tempo buttato per tutta l’Italia.
Giuseppe Romagnoli