Fuori i facinorosi dai tribunali
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I manettari di Libertà e Giustizia possono manifestare, gli altri no
Dilaga l’indignazione a comando nelle file del giustizialismo, deluse dall’equilibrio dimostrato dal capo dello stato che ha avuto l’ardire di giudicare degna di essere presa in considerazione la preoccupazione del Pdl circa le garanzie per il suo leader di poter esercitare le sue funzioni politiche e istituzionali in una fase cruciale. Questo deve essere garantito, ha ricordato Giorgio Napolitano, senza che possa insinuarsi il sospetto “aberrante” di coercizioni indebite. Contro il rispetto delle garanzie si mobilita invece il “popolo viola” davanti al tribunale di Milano (lo stesso che il Pdl avrebbe però “profanato”). Naturalmente i facinorosi trascurano di prendere atto della prima regola democratica, che è la sovranità del popolo manifestata secondo le norme costituzionali con il voto. Certo, anche una minoranza infima, come quella cui si è ridotta alle elezioni l’armata giustizialista, ha il diritto di manifestare: quello che non dovrebbe fare, è gabellare le proprie iniziative come espressione della volontà popolare. Anche Libertà e Giustizia, l’associazione degli intellò manettari che poche settimane prima del voto sembrava, almeno negli auspici di Eugenio Scalfari, avrebbe dovuto rappresentare la chiave della vittoria democratica, salvo poi scomparire nel buco nero delle urne, radunerà i suoi sostenitori oggi, ma per non turbare la serenità del tribunale di Milano ha spostato di qualche centinaio di metri il luogo dell’incontro dove si esprimerà “lo sdegno dei cittadini per gli ingiustificati attacchi all’operato della magistratura”.
Chissà perché manifestare a favore delle manette e delle condanne è commendevole, mentre chiedere il rispetto del mandato popolare è considerata un’inaccettabile aggressione. Chi aderirà alla manifestazione di Libertà e Giustizia è invitato a ostentare “cartelli o striscioni che recitano articoli della Costituzione”. Chissà che qualcuno non ricordi anche che “la sovranità appartiene al popolo”. Napolitano, che della Costituzione è il custode istituzionale, ha invitato tutti a un atteggiamento responsabile, ha persino indotto il Consiglio superiore della magistratura a non entrare in campo, il che significa che considera la situazione delicata ed è preoccupato dalle tendenze a estremizzare i contrasti. Il variegato fronte giustizialista pretende di rappresentare il popolo e pensa di avere più titoli a difendere la Costituzione, interpretata peraltro secondo uno schema giacobino che è una forzatura del tutto impropria. La presunzione non è un reato, ma quando supera i limiti in modo così esagerato, diventa un oltraggio al buon senso. E quando ci si arroga il diritto divino di manifestare “per” la magistratura e si nega legittimità ad altri di criticarne i comportamenti oltranzisti, viene da dire: fuori i facinorosi dai tribunali. Il Foglio, 15/3