Al direttore de Il Foglio - Eni e Saipem

ENI E SAIPEM sono nuovamente nell’occhio di un ciclone giudiziario.

Oportet ut scandala eveniant? Non sempre. Del resto, nell’originale greco del motto evangelico la parola “skàndalon” significa trappola che ti fa inciampare, non azione immorale che ti fa indignare. Ma davvero c’è qualcuno, tra i professionisti domestici dell’etica pubblica, il quale fa finta di ignorare che per lo sfruttamento delle fonti energetiche e per le commesse militari vengono versate – di regola – tangenti più o meno cospicue a politici e faccendieri locali? Beninteso, la magistratura deve fare il suo dovere, accertando anzitutto se una parte delle mazzette non torni indietro e non si infili nelle tasche di qualche intermediario di casa nostra. Ma mettere alla gogna mediatica dirigenti di aziende italiane strategiche, che in buona misura hanno agito per tutelare l’interesse generale del paese (e magari seguendo direttive politiche del governo): questo sì è il vero scandalo, il grande trabocchetto teso dall’imperante ipocrisia nazionale.

Mi dicono che negli stati scandinavi, da sempre in vetta alla lista di quelli meno corrotti, anche grazie alle leggi lì vigenti non avremmo potuto assistere a uno spettacolo del genere.

Non lo so. So soltanto che, nel frattempo, Beppe Grillo e Antonio Ingroia gongolano.

Michele Magno

Il segreto di stato è lì per questo. Lo usino in fretta, e tombale. Altro che il condono. 11 miliardi di appalto energetico e nessuno da ringraziare. A chi la raccontano? Elefantino 9/2

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