Ambiente, Il collasso di Kyoto

Il mercato europeo delle quote di carbonio, pensato per favorire gli investimenti

delle imprese nella riduzione dei gas a effetto serra, rischia di crollare. L'allarme lo lancia la Commissione europea, che nei mesi scorsi ha proposto iniziative concrete per evitare la fine dell'Ets (Emission trading scheme), varato nel 2005 con l'obiettivo di diventare il «motore di espansione del mercato internazionale del carbonio».

Oggi l'Ets è soffocato dal numero eccessivo di quote di carbonio sul mercato. Una situazione che ha trascinato il prezzo della CO2 al ribasso fino al record negativo di 5 euro la tonnellata toccato la scorsa settimana, a fronte di un valore minimo per funzionare che si aggira intorno ai 25-30 euro. Le aste per le quote di emissioni vanno deserte, come accaduto di recente anche in Germania.

Insomma il sistema non sta funzionando «come incentivo per le imprese a investire nella low-carbon economy, in efficienza energetica o nell'energie pulita», ha ricordato ieri a Bruxelles Isaac Valero Ladron, portavoce del commissario all'azione climatica Connie Hedegaard. Secondo gli analisti e i traders, il prezzo continuerà a scendere, «dobbiamo fare qualcosa e subito», ha continuato il funzionario, chiedendo a Parlamento e Stati membri di «agire rapidamente» con gli strumenti proposti della Commissione. Come la direttiva sul cosiddetto backloading che permetterebbe di ritirare quote dal mercato per i primi tre anni del nuovo periodo di programmazione (2013-2015) per «restituirle» alla fine (2019-2020).

Il Parlamento Ue voterà la direttiva in primavera, mentre l'iter in Consiglio è più complicato. «Stati come Germania e Gran Bretagna non hanno ancora deciso» ha spiegato Valero-Ladron. A pesare a Berlino è probabilmente lo scontro in atto tra l'industria dell'energia, che sostiene la proposta della Commissione, e quella manifatturiera, che teme conseguenze come l'aumento del costo della bolletta. «Il Consiglio deve prendere una posizione il più presto possibile dopo il voto in Parlamento», ha concluso Valero Ladron, «così potremo cominciare a ritirare i permessi dalle prossime aste, previste per dopo l'estate».

Di Angelo Di Mambro, Italia Oggi, 23/1

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