Che cosa cambia con Monti in corsa per le politiche, alla testa di una lista centrista?
- Dettagli
- Categoria: Firme
Il sostegno di un blocco sociale che va da Fiat alla Cisl, passando dalla chiesa, è la cosa più interessante.
Per approfondire la situazione politica, anticipiamo stralci dell'editoriale di Giuliano Ferrara che sarà pubblicato nel Foglio di domani. 26/12
Che cosa cambia con Mario Monti in corsa per le politiche, alla testa di una lista centrista? Parecchio. Intanto la prevedibile affermazione del Pd e dei suoi alleati trova in teoria un argine politico serio; c’è ora un interlocutore difficile, un “estraneo” molto diverso dai tecnici puri del prodismo-d’alemismo come Ciampi e Padoa-Schioppa, con cui trattare la formazione del governo, la sua guida, il suo programma, e la carica di capo dello stato: di questo parla il fastidio di Massimo D’Alema, il suo strambo veto “morale” alla investitura democratica di Monti e dei suoi. Berlusconi, Grillo e la Lega avranno campo libero in quella che si annuncia come una disgraziata rincorsa demagogica antifiscale e antieuropea, sempre suscettibile di trovare qualche robusto consenso ma oggi sulla carta anacronistica. Vedremo. Dipenderà tutto dalla capacità di persuasione dal basso di una proposta politica e di programma che fino ad ora è stata convincente (con riserve) ma solo dall’alto, formalizzata come una necessità imposta dalle circostanze e da “color che sanno e possono”. Bisogna anche vedere la ricettività popolare della faccenda. […]
Monti in politica che cerca voti è comunque una nuova anomalia. […] Insomma, l’anomalia è in questo: il sistema dei partiti non è rinato a tanti anni dalla sua morte nei primi anni Novanta, quello bipolare e di alternativa fondato sulle coalizioni costruite intorno alla funzione carismatica dei leader si è impantanato e dissolto, e ora un uomo che sembrava destinato alla terzietà, alla cultura di governo e alla prefigurazione ideologica europea, una specie di Jean Monnet, di cattolico liberale aperto al mercato e al marchio sociale dell’economia capitalistica, fa una scelta di coalizione, dunque si schiera, e prova a rilanciare dal basso quel che era nato dall’alto.
[…] Ora c’è una novità assoluta da osservare: un centro un po’ più robusto del solito è una cosa tutto sommato minore, un progetto di consenso e di coalizione sociale guidato da un portavoce della borghesia industriale e finanziaria ostile alla concertazione, e sostenuto da Sergio Marchionne, è un’altra cosa, forse anche più interessante.