Il mondo della politica mischia verità e bugie
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La Russia aggiorna il suo documento dottrinale «Strategia di sicurezza nazionale» ogni sei anni.
di Riccardo Ruggeri Italia Oggi 9.1.2016
La Russia aggiorna il suo documento dottrinale «Strategia di sicurezza nazionale» ogni sei anni. Il 1° gennaio scorso è entrata in vigore la nuova dottrina, che varrà fino al 2021. Nessuna novità sul presupposto base della dottrina, i nemici sono gli Stati Uniti e i loro alleati, intenti a mantenere un ruolo dominante nel mondo, bla bla bla. Il testo della dottrina americana non lo conosco, di certo sarà speculare, stessi concetti, stesse enfasi, mischiando verità e bugie: il mondo della politica. C'è però una profonda differenza concettuale fra «verità e bugie» delle dottrine di politica interna (dove il leader spaccia per verità di tutti quella della parte politica che l'ha eletto) e «verità e bugie» delle dottrine di politica estera (dove il leader indica quelli che sono gli interessi del suo popolo, ovviamente a scapito di altri popoli).
Putin ha avuto il coraggio di esplicitare con brutalità una sua visione del mondo: teatro di uno scontro fra potenze. Una, l'America tesa a far prevalere la sua superiorità morale (esportare la democrazia, pensa te), le altre ad opporsi, scontro da gestirsi con la deterrenza nucleare, questo il suo assunto (mai dimenticare che l'atomica è il differenziale). Così va inquadrata la politica russa verso Isis. Non lo considera uno Stato ma una organizzazione criminale simile a quelle che combatteva James Bond, ricordate Spectre? Per Putin al Baghdadi è a capo di una banda di criminali, come Ernst Stavro Biofeld (Operazione Tuono), e l'Isis un manipolo di militanti trasformati in carne da macello. Costoro spacciano per religiosi obiettivi molto terreni, come il furto e il commercio di petrolio, con l'aiuto del loro compare Erdogan («doppio standard americano»). Putin non si interessa del «dopo», ha scelto, come male minore, gli sciiti, quindi il «dopo» in Siria sarà un uomo di Assad, il nemico rimane Erdogan («doppio standard russo»).
Così Putin introduce per la prima volta un concetto strategico, sempre dissimulato: tutte le grandi potenze praticano, a seconda dei propri interessi, e lo fanno in modo spregiudicato, i «doppi standard». La politica è una successione di «doppi standard», questi sì pericoli per la pace. Esempio eclatante l'Ucraina. Ci torneremo.