Le prove di Putin contro Erdogan
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I militari russi presentano ai media le immagini che mostrano la vendita di petrolio dai turchi allo Stato islamico (foto LaPresse)
di Redazione | 02 Dicembre 2015 ore 19:26 Foglio
Abbiamo le prove dei traffici di petrolio con lo Stato islamico, hanno detto i russi, dopo che per giorni hanno accusato la Turchia di fare affari con il gruppo di al Baghdadi. L’abbattimento del jet russo da parte delle forze di Ankara ha fatto da detonatore di una sfida che era rimasta sottotraccia – nella guerra mediorientale le dinamiche a volte si confondono con i blitz, la diplomazia, il wishful thinking – e che contrappone il blocco sunnita di cui fa parte la Turchia e quello sciita, in cui ci sono l’Iran e il suo partner privilegiato: la Russia.
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Nonostante gli inviti alla calma e la charme offensive di Parigi, Mosca ha imposto sanzioni ad Ankara e ora vuole distruggere la già pericolante credibilità del presidente turco Erdogan: ecco le prove, la Turchia compra petrolio di contrabbando dallo Stato islamico. Gli alleati dei turchi, noi membri della Nato, continuano a sostenere Erdogan, anche se le sue ambiguità spaventano e infastidiscono tutti da molto tempo, e intanto decidono di accogliere il Montenegro, mossa che per i russi equivale a uno schiaffo. La solidarietà è sfumata, ma anche le piccole tregue che si susseguono da anni nella speranza di trovare un fronte comune contro lo Stato islamico sembrano ormai saltate.
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