Crisi Cina, perché l'economia tedesca regge l'urto
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Ampie scorte. Surplus commerciale al 7%. Minor costo del lavoro delocalizzato. L'export della Germania resiste. Così il crollo di Shanghai non spaventa Merkel.
di Barbara Ciolli | 26 Agosto 2015 Lettera43
I governi cinese e tedesco firmano contratti a Berlino.
Le Borse asiatiche continuano a crollare, le europee rimbalzano quasi si stiano abituando all'ottovolante cinese.
Il Dragone, costretto a rallentare per non franare su se stesso, stroncherà le incerte prospettive di ripresa europea, frenando anche la crescita americana?
Nessuno sa ancora rispondere a queste domande, si naviga a vista.
Migliaia di miliardi vanno in fumo, «in poche settimane le Borse europee hanno perso più del Pil greco», dice a Lettera43.it l'economista Giacomo Vaciago.
EXPORT PENALIZZATI. Le svalutazioni dello yuan danno ossigeno all'economia reale, ma per far tornare a girare le fabbriche cinesi occorreranno probabilmente anni e non è detto che la ricetta funzioni.
Intanto euro e dollaro diventano monete ancora più pesanti, l'oltre un miliardo e 300 mila cinesi perde potere d'acquisto per i beni di lusso e l'export occidentale viene penalizzato.
GERMANIA SPAVENTATA? Il quadro economico-finanziario in evoluzione spaventa anche la Germania, che della Cina è il primo partner commerciale nell'Ue e il secondo mondiale, dopo gli Usa.
Diversi addetti ai lavori tedeschi, dal presidente dell'Associazione di categoria per il Commercio estero (Bga) a esperti di finanza e di analisi di mercato, paventano ripercussioni «a breve termine» per l'export nazionale, «soprattutto nel comparto automobilistico».
BOTTE DI FERRO TEDESCA. Ma nessuna paralisi dell'interscambio.
Anzi, tra gli Stati europei, la Germania è il Paese economicamente più forte e con i migliori accordi bilaterali con Pechino.
Per la grande industria tedesca che ha delocalizzato la produzione in Cina i deprezzamenti dello yuan sono addirittura un vantaggio. E il surplus commerciale accumulato la protegge dalle crisi internazionali.
Categoria Economia