Non Podemos, no we can’t. Exit baby pensioni, exit iva speciale, exit mostruosa presenza dello stato nell’economia.
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L’esito forse fausto del negoziato sulla linea Grexit si chiama calata di brache per Tsipras. Cercasi uscita dignitosa per la brigata Kalimera
di Giuliano Ferrara | 10 Luglio 2015 ore 19:28 Foglio
Non avevo capito. Alexis Tsipras ha votato sì, il voto è segreto, e questo è imbarazzante per i Podemos di mezza Europa ma consolante per quelli come noi. Chavez aveva il petrolio, quando c’era il petrolio; Castro l’Unione Sovietica, quando c’era l’Unione Sovietica; Tsipras aveva solo banche sussidiate e una lunga storia di imbrogli erroneamente sussidiati dai capitalisti nord europei, una storia di cui Syriza, eletta dal greco pazzoide e confermata da un “no” isterico, ha scritto adesso l’ultimo capitolo, il più rischioso, quello che avrebbe potuto finire in un unhappy ending che l’austerità da euro, in confronto a quella da ideologia, è uno scherzo. Pare dunque non se ne faccia niente, ora che si è arrivati al dunque, malgrado le acrobazie della politica da associazione universitaria (student politicking) siano sempre dietro l’angolo, e un nuovo soprassalto di democrazia e di sovranità nazionale con i capitali degli altri, visto l’umore dei tedeschi e di Angela Merkel, sarebbe proprio l’ultimo, l’ultimo spettacolo il cui costo ricadrebbe per intero sul valoroso popolo greco. Exit baby pensioni, exit iva speciale, exit mostruosa presenza dello stato nell’economia: l’esito forse fausto del negoziato sulla linea del Grexit si chiama calata di brache in cambio di una nuova storia di sussidi che però non contempla il taglio del debito, almeno per adesso, e parla di un impegno nazionale dei greci che è senza alternative. Il messaggio dovrebbe essere chiaro: non podemos, no we can’t.
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Avevamo appena finito di dire la nostra, con il solito tono cinico e poco umanitario. L’Unione europea è nata ed è cresciuta, come tutti sanno anche se le diverse prosopopee lo negano, per limitare le derive novecentesche della democrazia di popolo e della sovranità indivisa, notorie incubatrici di demagogia e tirannide. Non è bello che pace e prosperità bottegaia, salvo lo squilibrio e le crisi e i diversi livelli di impegno nel perseguirla, siano affidati a una classe dirigente intergovernativa, farcita di tecnoburocrazia, e alle banche, sulla cui importanza sociale forse adesso anche i black bloc faranno un pensierino reverente. La storia stessa non è bella, e per Shakespeare è “il racconto di un idiota”. Ma è questa, inestetismi a parte.
Più idiota della storia è solo la pretesa, in cui eccelle il mercato mondiale aperto delle ideologie di sinistra, di trattarla con i metodi della circonvenzione di incapace. Ora che, salvo sorprese sempre possibili vista la volubilità mediterranea e la severità moralistica del Bundestag sovrano, le classi dirigenti eurocannibali e intergovernative, e la Banca centrale di Francoforte, daranno ai greci pentiti la possibilità di mangiare qualcosa di più appetitoso della scarna dignità nazionale in area euro, ora le brigate Kalimera dovrebbero organizzarsi sul serio, mettere ferie e quattrini a disposizione della loro vanità, e recarsi in agosto ad Atene per dare una mano. Ma non lo faranno. Siamo mica dei boy scout, diranno. Preferiscono radicare i loro pregiudizi, che sono eguali ai nostri ma meno fruttiferi agli sportelli della finanza e della produzione e del fisco, per cercare di buttare giù Matteo, Mariano e Valls nella speranza di una estensione della linea syrizana al cuore del vecchio e spompato ma patrimonialmente dotato continente. Ha detto bene Marine Le Pen, se uno vuole fare la rivoluzione, punto primo deve uscire dal club dei reazionari. Botte piena e moglie ubriaca era invece il loro Heart Act, la loro legge del cuore, che tanti lutti addusse agli Achei.
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