Forza Grexit. E fate presto. Regali no grazie. La minaccia per l’Europa è il contagio politico dei cuginetti di Tsipras
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Paul Krugman, gran capotribù della brigata Kalimera, ieri lo ha detto in modo chiaro e genuino mostrando l’ipocrisia di chi sostiene che Tsipras
di Claudio Cerasa | 08 Luglio 2015 ore 06:18
Paul Krugman, gran capotribù della brigata Kalimera che a differenza dei suoi cialtroncelli compagni di viaggio è un tipo tosto e coerente, ieri lo ha detto in modo chiaro e genuino mostrando l’ipocrisia di chi sostiene che Tsipras, dopo l’allegro referendum con cui la sua Grecia ha detto no all’Europa dei terroristi della finanza, sia ancora compatibile con la cornice dell’euro. “Sta diventando sempre più ovvio, sebbene siano in pochi coloro che vogliono accettarlo, che la migliore speranza per la Grecia dovrebbe essere l’uscita dall’euro. Altrimenti da dove potrebbe venire la sperata ripresa? Anche con un massiccio ridimensionamento del debito, la Grecia sarebbe obbligata a mettere a bilancio dei giganteschi avanzi primari ma facendo così manterrebbe la propria economia in depressione per gli anni a venire”. Questa volta, pur non condividendo le premesse da cui parte l’economista americano, siamo d’accordo con il compagno Krugman – bene, bravo, bis – e ci associamo al suo appello franco e sincero per invitare le massime autorità europee a mostrare coraggio e a indicare velocemente l’uscita di sicurezza alla Grecia di Tsipras. Lo diciamo per il bene della Grecia, per il bene di Tsipras e per il bene dell’Europa sapendo che in queste ore concitate l’unico contagio che può far male ai paesi più a rischio non è quello finanziario ma è quello politico. E se c’è un elemento che in prospettiva può preoccupare e terrorizzare i mercati e gli operatori finanziari, quell’elemento è legato non al rischio speculativo sui titoli di stato ben protetti da Mario Draghi ma al fatto che qualsiasi concessione offerta a un paese che ha portato sul tavolo delle trattative la carta della demagogia e non della democrazia potrebbe diventare (a) un precedente pericoloso per la tenuta della stessa Europa e (b) un carburante formidabile per tutti i movimenti a vocazione Syntagma che sognano di sostituire la formula “aiuti in cambio di riforme strutturali” con la formula “aiuti in cambio di semplice pace sociale”. E’ questo il contagio più pericoloso che dovrebbe far tremare l’Europa ed è il terrore – che condividiamo – che l’Europa delle regole possa essere sostituita dall’Europa dei ricatti.
ARTICOLI CORRELATI Cara Grecia, l'uscita è da quella parte, grazie - di Claudio Cerasa Gestire un default è una cosa seria. Lezioni portoricane per Tsipras&co. Non basta un "ochi". C’è sempre l’austerity dopo il default Tsipras avrebbe avuto certamente più potere negoziale qualora i mercati avessero mostrato segnali di panico ma il panico invece non c’è stato. E il fatto che i mercati sembrano scommettere sull’idea che l’euroscetticismo in questo momento lo si combatte non concedendo regali ai paesi che trasgrediscono le regole ci sembra un principio sacrosanto. Primo motivo: renderebbe giustizia a chi in questi anni si è fatto un mazzo così per rimborsare a colpi di riforme i soldi avuti in prestito dalla Troika (Pedro Passos Coelho, premier portoghese, per rimborsare i debiti del suo paese a un certo punto pensò persino di vendersi i Miró conservati nei musei pubblici e giustamente oggi ha qualcosa da ridire al compagno Tsipras che vuole fare l’anticapitalista con i capitali degli altri). Secondo motivo: allontanerebbe l’idea che dopo il referendum greco qualcuno possa credere che in virtù del principio democratico imposto da Tsipras sia giusto chiedere ai contribuenti tedeschi, francesi, spagnoli e italiani di esprimersi sul destino dei loro soldi (anche se è un peccato che la signora Merkel non abbia ancora chiesto ai cittadini tedeschi se sia giusto o no che 320 milioni di europei paghino i debiti di 10 milioni di greci. Ah scusate, no, questa è demagogia, vero?).
A guardar bene, dunque, la catastrofe per l’Europa coinciderebbe con il concedere regali ai cugini di Vendola, Casaleggio, Iglesias, Spinelli, Maltese e Civati e la catastrofe vera sarebbe perdere l’occasione di dimostrare che fuori dall’Europa non c’è il paradiso che suggerisce il compagno Krugman. Fuori dall’Europa, e i fatti purtroppo lo dimostreranno, ci sono solo lunghe code ai bancomat, interminabili file per il latte e paradossalmente ancora più austerità. Matteo Salvini, che della brigata Kalimera è quello che ha l’occhio più lungo, ha capito che il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro possa essere per i partiti no euro la più tremenda delle pubblicità regresso, e sapientemente si è defilato rispetto ai primi giorni. Concessioni no, dunque. Uscita sì, grazie. Aiuti umanitari quanti ne volete. Ma ora più che mai, per il bene dell’Europa, forza Grexit. E FATE PRESTO.
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