Adesso le riviste inglesi (di sinistra) censurano pure le copertine contro l'autocensura
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Il New Statesman, la "coscienza della sinistra inglese", ha deciso di non pubblicare nella copertina del numero “Saying the Unsayable” un vignetta di Art Spiegelman su Maometto
di Giulio Meotti | 01 Giugno 2015 ore 16:57 Foglio
Art Spiegelman ha disegnato quaranta copertine del New Yorker. Il suo stile inconfondibile lo ha reso famoso in tutto il mondo con la striscia sulla Shoah, “Maus”. Spiegelman non ha mai rinunciato alla provocazione, come quando un ebreo ortodosso baciò languidamente una donna di colore, o l’intervista a Bill Clinton, in cui i microfoni non puntarono alla bocca del presidente, ma al pube. Per questo Spiegelman aveva accettato volentieri di disegnare la copertina che New Statesman voleva dedicare alla censura e alla libertà di espressione dopo la strage a Charlie Hebdo.
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Fondato da Beatrice e Sidney Webb e da George Bernard Shaw, definito “la coscienza della sinistra inglese”, New Statesman ha combattuto tutte le battaglie socialiste (John Maynard Keynes era nel consiglio d’amministrazione). E’ successo che Spiegelman aveva mandato al magazine britannico il disegno per il numero speciale “Saying the Unsayable” curato da Neil Gaiman and Amanda Palmer. Il sito Internet del magazine aveva lanciato in anteprima la cover di Spiegelman, salvo poi rimuoverla rapidamente. “Non potevo accettare l’inaccettabile quando il magazine ha cassato l’accordo di includere la mia striscia sul ‘Fondamentalista del Primo Emendamento’”, ha commentato Spiegelman. Quest’ultima è la serie dedicata dall’artista newyorchese a Charlie Hebdo, in cui il celebre topolino di Maus dice: “Oggi un vignettista deve essere disposto a morire”. E ancora: “E’ meglio quando le vignette impartiscono lezioni al potere piuttosto che quando affliggono gli afflitti”. “Il ‘desiderio di non essere offesi’ è un eufemismo per la paura”. Spiegelman aveva poi messo il Profeta Maometto che esclama dentro a un recinto di mucche: “Se non difendiamo il perimetro non ci sarà un centro”. Attorno, parole come “blasfemia” e “hate speech”. Al posto della cover di Spiegelman è uscita una fotografia di Gaiman e Palmer. Alla fine è stata così censurata anche l’edizione sull’autocensura.
Non è la prima volta che i media inglesi si censurano sull’islam. L’emittente Sky News ha oscurato le vignette di Charlie Hebdo durante un collegamento in cui la giornalista francese Caroline Fourest ha provato a mostrarle a favore della camera. Sky News ha staccato, è tornato in studio e si è scusato “con coloro che si sentono offesi da queste immagini”.
Una scrittrice, Jennifer Epstein, si era sentita talmente offesa che aveva apposto la firma al boicottaggio del premio del Pen consegnato a Charlie Hebdo. Adesso Epstein ha diffuso una lettera di pentimento: “Come scrittori, dovremmo censurarci su temi che oggi sembrano automaticamente provocare una violenta punizione invece di protestare contro la violenza? Questo modo di pensare mi sembra più in linea con una società nazionalsocialista che con una democratica”. Per i media anglosassoni, ma non solo, c’è davvero qualcosa di “unsayable”
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