Il Califfo: ora libereremo Baghdad e Karbala

L’Isis avanza in Iraq, conquistata Ramadi. L’agenzia di informazione degli islamisti diffonde in rete un audio attribuito ad Al Baghdadi

La Stampa 18/05/2015

«Libereremo Baghdad e Karbala!», la città santa sciita irachena. Ad affermarlo è il leader dello Stato islamico (Isis) Abu Bakr al Baghdadi, in un audio messaggio diffuso in rete. Non è possibile verificare l’autenticità, ma la voce attribuita a Baghdadi fa riferimento alle «vittorie ad Anbar», regione con capoluogo Ramadi. L’audio messaggio è contenuto in un video di oltre 40 minuti diffuso stamani dall’agenzia di informazione dell’Isis Aamaq. 

L’ULTIMO MESSAGGIO 

Il filmato si intitola Lo Stato islamico ha liberato Ramadi e mostra una serie di immagini, non datate, relativi all’assedio e alle battaglie dentro e fuori il capoluogo di al Anbar. Nel video si fa ampio uso di servizi giornalistici televisivi di emittenti panarabe, che descrivono la disfatta delle forze governative irachene. All’incirca a metà del filmato interviene la voce descritta come quella del «Principe dei Credenti, Abu Bakr al Baghdadi». La voce, che parla mentre sfilano nel video cartine dei territori iracheni ora controllati dall’Isis, loda i ,mujaheddin per le loro vittorie ad Anbar - Ramadi non è menzionata - e ribadisce che le prossime conquiste saranno la liberazione di Baghdad e Karbala.

I DUE FRONTI: IRAQ E SIRIA 

I miliziani del Califfo si allontanano da Palmira ma dilagano a Ramadi. Sugli opposti fronti, in Siria e Iraq, i comandanti jihadisti dello Stato Islamico (Isis) confermano la tattica di muovere in fretta le truppe, indietreggiando o avanzando ove possibile. A Palmira la scelta è di abbandonare i sobborghi di Tadmur, dove i jihadisti erano entrati sabato notte, allontanandosi dai tesori archeologici della «Venezia delle Dune». È Maamoun Abdulkarim, capo del Dipartimento Antichità di Damasco, a far sapere che «i reperti artistici non hanno subito danni e i vandali di Isis si sono allontanati su pressione delle forze governative». In realtà Isis sembra piuttosto aver scelto di ripiegare su posizioni più sicure attorno a Palmira: testimoni locali parlano di unità jihadiste «poco distanti dalla città» e in particolare «a Est, nei pressi di campi di gas naturale» nonché «impegnate nell’assalto ad un carcere locale». L’impressione dunque è che le forze di Bashar Assad siano riuscite solo ad allontanare temporaneamente Isis, che ha ripiegato a pochi km di distanza, rinviando l’assalto alle rovine dopo combattimenti costati ad entrambe le parti un totale di almeno 300 vittime. 

LA CADUTA DI RAMADI 

A Ramadi invece lo scenario è tutt’altro. Le unità jihadiste hanno lanciato un massiccio assalto contro le ultime posizioni dell’esercito di Baghdad, alla periferia Ovest, riuscendo a travolgerle e potendo reclamare, a notte avanzata, il «totale controllo di Ramadi». Sarebbero oltre 500 le vittime irachene nel capoluogo dell’Anbar, la più estesa provincia dell’Iraq roccaforte di una popolazione sunnita che ha dimostrato di restare fredda davanti alle richieste di aiuto da parte del governo iracheno. Sheik Ali al-Hatim, leader di una delle maggiori tribù di Ramadi, spiega il successo di Isis con «l’errore commesso dai governativi nello schierare unità di volontari sciiti filo-Iran». Ciò ha spinto i sunniti di Ramadi a sostenere Isis, causando la caduta delle ultime caserme. Alcune testimonianze raccolte dalle tv locali descrivono militari assediati e impauriti che parlano di «una pioggia ininterrotta di mortai di Isis» assieme a «miliziani del Califfo in ogni strada». Ciò significa che Abu Suleiman al-Naser e Abu Waheed, comandanti di Isis nell’Anbar, sono riusciti a portare le truppe sull’autostrada che raggiunge a Baghdad, a circa 130 km di distanza.  

Categoria Estero

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