Cina terzo esportatore mondiale di armi
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Di converso, i principali Paesi importatori di armamenti, come riportato dalla rivista “Jane’s” (Global Defence Trade Report riferito all’anno 2014, che invece riprende dati economici), sono risultati Arabia Saudita, India, Cina, Emirati Arabi Uniti, Taiwan, Australia.
di Fabio Ragno 25 marzo 2015, pubblicato in Analisi Mondo, A.D.
Da un recente report dell’istituto SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) ampiamente ripreso dalla stampa internazionale, nel quinquennio 2010-2014 la Cina è risultata il terzo paese esportatore di armi al mondo, superando la Germania. Protagonisti assoluti di questa particolare classifica sono comunque risultati gli Stati Uniti col 31% del mercato, la Russia con il 27% ed a seguire la Cina con un ben più che modesto 5%. Quindi, con quote decrescenti comprese tra il 5% ed il 3%, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia. Secondo il criterio adottato dal SIPRI le percentuali vengono riferite ai volumi degli scambi e non ai valori economici perché, come ha fatto notare il senior-researcher Pieter Wezeman “abbastanza spesso le armi vengono fornite senza che in cambio vi sia alcun pagamento”.
Di converso, i principali Paesi importatori di armamenti, come riportato dalla rivista “Jane’s” (Global Defence Trade Report riferito all’anno 2014, che invece riprende dati economici), sono risultati Arabia Saudita, India, Cina, Emirati Arabi Uniti, Taiwan, Australia.
Dal report del SIPRI risulta inoltre che, mettendo a confronto il quinquennio 2005-2009 con quello 2010-2014, le esportazioni cinesi sono risultate incrementate del 143% estendendosi a ben 35 paesi, tra cui comunque spiccano i tradizionali acquirenti Pakistan, Bangladesh e Myanmar, che da soli assorbono circa due/terzi delle esportazioni. Tra gli altri paesi interessati alle forniture cinesi il report elenca inoltre il Venezuela (veicoli blindati, aerei da trasporto e addestramento), l’Algeria (3 corvette C-28A), l’Indonesia (missili anti-nave) e la Nigeria (droni).
Quali sono le ragioni dell’espansione cinese nel settore della difesa? Da un lato vi è la crescita generalizzata di questo mercato a livello mondiale di cui si avvantaggia ogni paese produttore, ma dall’altro vi è una decisa politica cinese rivolta all’industria militare, come del resto dimostra l’assidua e consistente presenza in varie mostre internazionali (l’ultima, la “IDEX” di Abu Dhabi del febbraio 2015, ha visto la partecipazione di circa una quarantina di aziende cinesi). Infine gli armamenti cinesi hanno oggi raggiunto livelli tecnico-qualitativi molto più elevati rispetto al passato ma, soprattutto, sono molto meno costosi rispetto agli omologhi occidentali, come ad esempio il sistema di difesa anti-aerea e anti-missile “FD-2000”, in grado di intercettare un obiettivo nel raggio di 125 km, oppure il drone armato (UCAV, Unmanned Combat Aerial Vehicle) “Wing-Loong” (video), dalle caratteristiche similari all’americano “Reaper”, ma del costo cinque volte inferiore
.Oltre che paese esportatore la Cina resta comunque anche paese importatore, venendosi addirittura a trovare al medesimo tempo terzo paese al mondo esportatore ed importatore di armi. Le importazioni sono comunque in netto calo e, secondo il SIPRI, nei due quinquenni a confronto si sono quasi dimezzate, registrando una diminuzione del 42%. Il tradizionale partner per la Cina rimane la Russia (61%) seguita dalla Francia (16%) e dall’Ucraina (13%). Le forniture hanno principalmente come oggetto l’elicotteristica, per quanto alcuni elicotteri siano direttamente prodotti in Cina su licenza.
Infine, per quanto riguarda la Germania, spodestata dalla Cina nella classifica dei paesi esportatori, secondo il SIPRI le sue esportazioni sono scese nei due quinquenni del 43%. Come rileva il Wall Street Journal, alcune importanti aziende dell’industria della difesa come la Rheinmetall AG e la Krauss-Maffei Wegmann soffrono per restrizioni di tipo politico, in particolare per l’attenzione posta dal governo tedesco alla situazione dei diritti umani in particolare in alcune aree geografiche come il Medio Oriente, che hanno portato alla contrazione delle esportazioni nell’ultimo anno del 32%, passando da 4,49 a 3,97 miliardi di dollari.