Nel Paese cresce il panico. Gli Stati Uniti di Trump vogliono fare al Canada ciò che Putin sta facendo all’Ucraina
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il presidente americano ha detto al canadese di non riconoscere più i vecchi trattati di frontiera fra i due Stati che risalgono al 1908…
Paolo Guzzanti 8.3. 2025 alle 13:29ilriformista.it lettura2’
Donald Trump vuole mettere in ginocchio il Canada e annetterlo agli Stati Uniti con le buone o con le cattive. Quando un giornalista gli ha chiesto se intendesse usare anche la forza militare, Trump ha risposto “no, soltanto quella economica”. Quella che a dicembre sembrava soltanto una battuta – “il Canada sarà il 51mo Stato americano e Justin Trudeau ne sarà il governatore” – è diventata una minaccia concreta e reale. Il primo ministro canadese, appare disperato e chiede aiuto a tutto il mondo, in particolare a Londra e a Bruxelles.
La guerra di Trump al Canada
Si è saputo soltanto ieri che il 3 febbraio (è il New York Times a darne notizia) si sono svolte due drammatiche conversazioni fra Trump e Trudeau durante le quali il presidente americano ha detto al canadese di non riconoscere più i vecchi trattati di frontiera fra i due Stati che risalgono al 1908 e di voler ridiscutere anche i criteri di condivisione delle acque, cioè dei grandi laghi come l’Ontario e dei fiumi. Ieri è arrivata la notizia secondo cui Trump ha deciso di espellere il Canada dal gruppo detto dei “Five Eyes” che comprende il Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda e che ha costituto finora l’élite dell’intelligence condivisa dai popoli di lingua inglese. Trump ha imposto le tariffe doganali sia al Canada che al Messico, salvo sospenderle fino ad aprile per dar tempo ai businessmen americani di adeguarsi. In Canada i notiziari televisivi sono drammatici quasi quanto quelli ucraini di tre anni fa.
Nel Paese cresce il panico
Justin Trudeau ha alzato la voce invocando la solidarietà internazionale, ma con scarsi risultati perché l’attenzione è focalizzata sulla questione ucraina. Il primo ministro canadese si mostra indignato, allibito mentre si rivolge al suo popolo per avvertire che la patria è in pericolo e da due giorni in Canada cresce il panico. Trudeau, pallido e furioso cerca la solidarietà del primo ministro del Regno Unito Keir Starmer e dell’Europa cui propone forniture di petrolio sperando di entrare in una coalizione transatlantica che lo metta in salvo. Nel Congresso americano si sono già levate voci di protesta anche se Marco Rubio, Segretario di Stato, nega che gli Stati Uniti vogliono fare al Canada ciò che Putin sta facendo all’Ucraina.
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Nelle lunghissime conferenze stampa quotidiane Trump preferisce dilungarsi sulle rosee prospettive di pace che vede in Ucraina, ripetendo di essere mosso dalla pietà di fronte alle immagini dei giovani russi e ucraini che perdono la vita. Ed è molto compiaciuto della resa di Volodymyr Zelensky dopo lo scontro nello Studio Ovale. Quando gli chiedono se pensa ancora che Zelensky sia un dittatore, risponde: “Davvero ho detto così? E’ incredibile!”. A smontare l’ottimismo del presidente americano ci pensa Putin che ha ripetuto ieri di non avere la minima intenzione di trattare sul territorio ucraino conquistato. La politica di Trump nei confronti dell’Ucraina e del Canada sta suscitando proteste pubbliche che si aggiungono a quelle delle migliaia di impiegati federali licenziati in tronco dal tagliatore di teste Elon Musk.
Commenti
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Il teologo luterano Gilbert Meilaender scrive: “Ci vuole più di una certa audacia per un difensore dell’approccio di Trump all’Ucraina deplorare la vanità pagana. Nessun dubbio che Donald Trump sia un miscuglio di virtù e vizi. Potremmo supportare il suo approccio alla guerra in Ucraina. Potremmo votare per lui come il migliore di una brutta scelta. Ma perdiamo credibilità se sembriamo dimenticare che ‘la vanità pagana’ è una descrizione piuttosto adatta di lui”…estratto Matteo Matzuzzi ilfoglio
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Suona comunque confortante, nel momento in cui la posizione del popolo ucraino diventa sempre più drammatica, ascoltare i silenzi assoluti, supremi e totali di Barack Obama, superdemocratico e stimatissimo presidente degli Stati Uniti, senza le cui parole entusiaste forse non ci sarebbe stata piazza Maidan in Ucraina, nel 2014, e senza il cui clamoroso tradimento della parola data sulle linee rosse contro Bashar al Assad in Siria, nel 2012, forse Putin non avrebbe avuto il coraggio di attaccare Kyiv.
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