Le parole di Bergoglio. La doppietta anti-israeliana di Papa Francesco: “invasione” e “genocidio” e via all’inquisizione antisionista

Prima l’obliqua e paludata richiesta di accertamento delle responsabilità genocidiarie di Israele. Poi, di rincalzo e a stretto giro, la denuncia della prepotenza

Iuri Maria Prado 27.11. 2024 alle 11:59 il riformista.it lettura2’

Prima l’obliqua e paludata richiesta di accertamento delle responsabilità genocidiarie di Israele. Poi, di rincalzo e a stretto giro, la denuncia della prepotenza israeliana nell’”invasione” della Palestina, con lo Stato ebraico accomunato all’aggressore stragista che da 1.000 giorni infierisce sull’Ucraina. Due mosse comunicazionali del Papa che cospirano a dare un tocco di sinistra santità all’inquisizione anti-israeliana e antisemita (oggi si dice antisionista) che attornia Israele dal giorno dei massacri del 7 ottobre; e che fortificano di autorevolezza cattolica il vasto fronte politico, civile, culturale e giudiziario avverso al diritto di Israele di difendere sé stesso e il proprio popolo.

Il carattere blasfemo dell’evocazione del genocidio, camuffato dall’equanime sollecitazione di un’investigazione giudiziaria mentre l’investigazione è in corso, in coppia con quella sconsiderata assimilazione dell’operazione speciale contro i civili ucraini alla guerra di Gaza e del Libano – cioè le guerre cominciate da Hamas e Hezbollah – denunciano la volontà molto precisa del Papa di cambiare le carte sul tavolo della realtà. E di prestarsi, anzi di contribuire, al gioco sporco dei treccartari che da un anno a questa parte fanno bensì mostra di avere a cuore la sorte dei palestinesi innocenti, ma in verità militano unicamente contro Israele e, sostanzialmente, a favore e a copertura dei macellai che l’hanno aggredito.

Parlare di “invasione” a proposito della guerra di Gaza, cioè della inevitabile reazione dopo che 3mila miliziani e civili palestinesi – questi sì – invadevano Israele facendo la più mostruosa strage di ebrei dal tempo della Shoah, deportandone centinaia, non è solo inesatto: è volutamente mistificatorio. Citare gli “esperti” che parlano di genocidio, come ha fatto il Papa nel libro-intervista di recente uscita, non è affidarsi alle neutralità professionali in argomento affinché sia fatta giustizia: è dare materia, oltretutto ammantata di universalità cristiana, alla confezione della patacca colpevolizzante da affibbiare al bavero dell’ebreo. O sionista, come si dice oggi.

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Una bruttissima pagina nella storia non linda dell’istituzione che doveva inoltrarsi nella seconda metà del Ventesimo secolo per ammettere che forse gli ebrei non avevano ucciso Dio.

Iuri Maria Prado

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