A CHI LA CIA? A PUTIN! TULSI GABBARD, "LA FIDANZATA DI MOSCA" SARA' IL PROSSIMO CAPO DELLE AGENZIE DI INTELLIGENCE STATUNITENSI
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FORTEMENTE VOLUTA DA TRUMP, LA VISIONE DI GABBARD SULLA POLITICA ESTER È DA SEMPRE IN SINTONIA CON QUELLA DELLA RUSSIA
16 nov 2024 08:00 dagospia.com lettura5’
E' STATA ACCUSATA DI AVER CONTRIBUITO A DIFFONDERE LA DISINFORMAZIONE DEL CREMLINO, HA UN PASSATO DA PACIFISTA ANTI-SISTEMA E SI È SCHIERATA A FAVORE DI JULIAN ASSANGE E EDWARD SNOWDEN CONTRO IL GOVERNO DEGLI STATI UNITI...
A CHI LA CIA? A PUTIN. I SEGRETI USA IN MANO A GABBARD “LA FIDANZATA DI MOSCA”
Estratto dell’articolo di Stefano Cappellini per www.repubblica.it
Tulsi Gabbard ha 43 anni e viene dalle isole Hawaii. È stata deputata per otto anni, dal 2013 al 2021 eletta per i democratici. Si era anche affacciata alle primarie per la scelta del candidato dem alle presidenziali del 2020, poi vinte da Joe Biden. E qui c’è già un pezzo importante della nostra storia. Gabbard è stata scelta da Donald Trump, e questo si sa, per la guida delle agenzie di intelligence statunitensi, ruolo di coordinamento istituito dopo l’11 settembre.
[…] Ma anche a lavorare su fonti del tutto aperte e impressionistiche, un fatto è lampante: il livello di consenso di Gabbard con le principali tesi russe in tema di geopolitica sfiora il 100 per cento.
Quando nel febbraio del 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina, la prima dichiarazione di Gabbard è stata: “Questa guerra avrebbe potuto essere evitata se fossero state riconosciute le preoccupazioni della Russia sull’adesione dell’Ucraina alla Nato”.
La tesi che la propaganda russa, attraverso i suoi agit-prop prezzolati e spontanei, ha spinto in Occidente con fortunatissimi risultati. Il mese successivo, Gabbard ha chiesto un cessate il fuoco, accreditando con l’occasione la bufala dell’esistenza di laboratori biologici americani in territorio ucraino (“Se fossero colpiti, potrebbero diffondere agenti patogeni”, la frase testuale).
“Gabbard diffonde propaganda russa, le sue bugie potrebbero costare vite”. Questa affermazione, invece, non è di Clinton, bensì di Mitt Romney, ultimo candidato dei Repubblicani alla presidenza prima che Trump spianasse il partito e si garantisse le successive tre.
C’è poi un aspetto singolare della comunicazione di Gabbard: ogni volta che prende parola sui social, i media russi in lingua inglese, da Russia Today a Sputnik, riprendono con dovizia ogni suo sospiro. Nbc ha contato gli articoli che le testate filoputiniane dedicarono a Gabbard nel corso della sua non memorabile esperienza alle primarie dem: 20 in meno di un mese.
Il Foreign Policy Institute Research, think tank di Philadelphia, ha ricostruito in un report il favore con il quale i media di regime di Mosca hanno seguito la corsa di Gabbard alla candidatura. Non serviva uno studio di intelligence complicatissimo per rendersene conto. Nel 2022 Vladimir Solovyov, la star della propaganda putiniana sulla tv di Stato russa, definì Gabbard “la nostra fidanzata” durante un programma dedicato alla guerra in Ucraina.
Già molti anni prima di passare a Trump, la visione di Gabbard sulla politica estera era sempre in sintonia con quella di Mosca. Persino sulla Siria: Gabbard è una simpatizzante di Assad e ha più volte sostenuto la necessità di tenerlo alla guida della Siria. Nel 2017 Gabbard si disse “scettica” sul fatto che il regime di Assad avesse usato armi chimiche durante la guerra civile nel Paese, nonostante tutte le evidenze contrarie, i report di Nazione Unite nonché delle agenzie di intelligence americane, proprio quelle che andrà a presiedere tra poco. […]
La dottrina di politica estera di Gabbard è quella tipica di tutte le forze rosso-brune nel mondo che simulano istinti pacifisti, dai neonazi di Afd fino al M5S e alla Lega in Italia, passando per i lepenisti: “Bisogna smetterla con queste guerre fatte per rovesciare regimi. Minano la sicurezza nazionale”. Nel 2015 invocando la distruzione di Al Qaeda in Siria accusò Obama di non aver fatto nulla: “Per fortuna ci ha pensato Putin”, aggiunse. […]
Ora Gabbard andrà a coordinare politicamente le 18 agenzie di intelligence della più grande democrazia del mondo. La domanda che tutti si pongono l’ha formulata nel modo più chiaro la senatrice democratica Elizabeth Warren parlando ieri alla Cnn: “Siamo sicuri di volere che Gabbard abbia accesso a tutti i segreti del Paese dal momento che è chiaro che Putin ce l’ha in tasca?”.
GABBARD AGLI 007, FECE DA ECO ALLA PROPAGANDA RUSSA
Benedetta Guerrera per l’ANSA
E' stata accusata di aver contribuito a diffondere la disinformazione del Cremlino, ha un passato da pacifista anti-sistema e si è schierata a favore di Julian Assange e Edward Snowden contro il governo degli Stati Uniti. Ora la 43enne Tulsi Gabbard è stata nominata da Donald Trump alla guida di tutte le agenzie di intelligence americane, una posizione creata dopo gli attacchi dell'11 settembre che gestisce un budget di circa 70 miliardi di dollari.
La nuova numero uno degli 007 a stelle e strisce è stata democratica fino a quest'anno, ma come pochi altri politici sulla scena americana è un personaggio complesso, difficile da incasellare. Una veterana di guerra - è stata dispiegata con la Guardia Nazionale delle Hawaii in Iraq come personale medico - che ha denunciato la guerra, una vegana e ambientalista che è passato ad un partito in parte negazionista del cambiamento climatico, una critica dell'establishment ora a capo di una parte di esso.
Con le sue numerose apparizioni sui media e la sua retorica diretta, Gabbard si è costruita un seguito fedele sia a destra che a sinistra. In un editoriale sul Wall Street Journal nel 2019, quando ha annunciato la sua candidatura alle primarie dei democratici, dichiarava di volere che gli Stati Uniti smettessero di "tentare di controllare il mondo e rovesciare i governi".
"Bisogna porre fine alla nuova Guerra Fredda e alla corsa agli armamenti nucleari, e reindirizzare le nostre risorse verso i bisogni urgenti nel nostro Paese", sosteneva. Due anni fa è stata accusata di aver amplificato la propaganda russa pubblicando suoi social un video in cui si parlava dei presunti laboratori di armi biologiche in Ucraina finanziati dagli Stati Uniti. Un fatto nettamente smentito dal governo di Kiev e da quello degli Stati Uniti, oltre che da testate giornalistiche e ricercatori indipendenti. L'allora deputato repubblicano Adam Kinzinger definì Gabbard una "traditrice" e il senatore Mitt Romney l'accusò di "ripetere a pappagallo la disinformazione russa".
Nel 2017 aveva, invece, fatto scalpore il suo incontro segreto in Siria con Bashar Assad che gli Stati Uniti in quel momento stavano cercando di isolare in tutti i modi a causa della sua brutale repressione della rivolta interna. Tornata dal viaggio, in un'intervista alla Cnn Gabbard si spinse a dire di non essere convinta che il leader siriano avesse usato i gas contro il suo popolo e che "seguire ciecamente questa escalation di una guerra per il cambio di regime" era controproducente.
Non ha risparmiato critiche neanche a Trump, durante il suo primo mandato, come quando definì un "atto di guerra illegale e incostituzionale" l'uccisione a Baghdad del comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane Qassem Soleimani. Gabbard - il cui nome 'Tulsi' è quello di una pianta sacra nell'induismo, la religione nella quale è cresciuta tanto che quando si è insediata al Congresso invece che sulla Bibbia ha giurato sulla Bhagavad Gita - ha assunto una serie di posizioni fortemente progressiste ma nel 2022 ha annunciato che avrebbe lasciato i dem accusandoli di essere diventati "un club elitario di guerrafondai guidati da un'astuzia codarda" che alimenta il "razzismo anti-bianco". Poi quest'anno l'endorsement di The Donald che l'ha accolta a braccia aperte ringraziandola per aver trasformato i repubblicani nel "partito della pace".
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Franco Bassanini
@FrancoBassanini
Fine di ogni check and balance negli USA di Trump? Molti lo scrivono, ma non è del tutto vero. Al Senato, salvo che per le nomine, occorre la maggioranza dei tre quinti se la minoranza si oppone e minaccia il filibustering. E Trump ha 53 senatori su 100, gliene mancano 8.
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