Medio Oriente. Le sigle del fallimento internazionale

Il mondo accusa Israele, ma i veri problemi sono Onu, Unrwa e Unifil: perché i nostri soldati sono a rischio

12.10.2024 10_42Iuri Maria Prado

Se i nostri militari sono a rischio è perché agiscono in quel quadro ribaltato di funzioni, esposti a una missione nata storta. E anche nel campo della cosiddetta cooperazione umanitaria le Nazioni Unite sono responsabili di analoghe inefficienze

FILE – UN peacekeepers hold their flag, as they observe Israeli excavators attempt to destroy tunnels built by Hezbollah, near the southern Lebanese-Israeli border village of Mays al-Jabal, Lebanon on Dec. 13, 2019. Four United Nations military observers were wounded Saturday while patrolling along the southern Lebanese border after a shell exploded near them, the U.N. peacekeeping mission in southern Lebanon said. The military observers of the United Nations Truce Supervision Organization support the U.N. peacekeeping mission in southern Lebanon, UNIFIL. (AP Photo/Hussein Malla, File)

FILE – UN peacekeepers hold their flag, as they observe Israeli excavators attempt to destroy tunnels built by Hezbollah, near the southern Lebanese-Israeli border village of Mays al-Jabal, Lebanon on Dec. 13, 2019. Four United Nations military observers were wounded Saturday while patrolling along the southern Lebanese border after a shell exploded near them, the U.N. peacekeeping mission in southern Lebanon said. The military observers of the United Nations Truce Supervision Organization support the U.N. peacekeeping mission in southern Lebanon, UNIFIL. (AP Photo/Hussein Malla, File)

L’Unifil, la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite, nasce nel peccato dell’ambiguità. L’inadeguatezza della presenza e l’inefficienza dell’azione dell’Onu in quella zona trovano esattamente causa in quel difetto originario, scolpito nella risoluzione n. 425 del 1978 secondo cui Unifil avrebbe dovuto, tra l’altro, “assistere il governo del Libano nel garantire il ritorno della propria autorità effettiva nell’area”. Israele, infatti, più volte nei decenni si determinava a compiere azioni belliche oltre il confine: ma non sono mai state quelle incursioni a destituire la “autorità effettiva” libanese.

Il fallimento dell’Unifil in Libano

Quando l’Onu riconosceva, ormai decenni fa, che Israele aveva compiuto l’opera di ritiro da quelle zone, il governo del Libano continuava a non esercitare nessuna autorità nell’area, una fascia di terra prima rimessa alle indisturbate attività dell’Olp e poi abbandonata al latifondismo terrorista delle milizie filo-iraniane. Da lì in poi, le risoluzioni dell’Onu – occhiute sul dovere di ritiro di Israele, orbe sugli inadempimenti libanesi e della stessa Unifil – avrebbero continuato a mettere sotto al tappeto la realtà di una situazione sistematicamente irrisolta, vale a dire la realtà di un Paese, il Libano, ora ostaggio e ora complice di forze militari e banditesche che vi esercitano un dominio pressoché incontrastato.

Le ragioni dell’impotenza dell’Onu

La famosa risoluzione Onu del 2006, la 1701, ultimamente evocata in un vuoto richiamo agostano del Consiglio di Sicurezza, è l’esame del sangue che rivela tutti i parametri sbagliati in base ai quali si è preteso di impostare la cura di quell’area martoriata. Risale infatti a diciott’anni fa, a quella risoluzione con cui l’Onu reiterava le ragioni della propria impotenza ed esibiva le prove del proprio fallimento, l’auspicio che non ci fossero “forze straniere in Libano senza in consenso del suo governo”, il tutto sul presupposto che il governo del Libano si impegnasse a “estendere” il proprio controllo “su tutto il territorio libanese” e che Unifil assicurasse che l’area non fosse “utilizzata per attività ostili di qualsiasi tipo”.

Leggi anche

Il nostro debito verso il popolo ebraico che va oltre Netanyahu e l’Onu

Crosetto e il “crimine di guerra” di Israele, il ministro non ceda ai faziosi e non trasformi una vittima in carnefice

Il generale Tricarico: “L’Iran può giocarsi la carta terrorismo, bisogna scoprire chi manovra i pro-Pal”

Unifil guarnigione protettiva di Hezbollah

Se, due decenni dopo (siamo appunto allo scorso agosto), l’Onu doveva lamentare il mancato rispetto della risoluzione del 2006 mentre rinnovava per un altro anno il mandato all’Unifil, cioè alla forza di interposizione che ha interposto la propria inutilità alle inerzie libanesi e all’efficienza militare filo-iraniana, ebbene è più che legittimo concludere che la missione non solo è ampiamente fallita, ma si è addirittura prestata a fare da guarnigione protettiva dell’insediamento di Hezbollah. Se i nostri militari, laggiù, sono a rischio, è perché agiscono in quel quadro ribaltato di funzioni, essendo esposti al risultato di una missione nata storta e via via pervertita nel programma laissez-faire che ha garantito agibilità assoluta al più potente esercito terrorista del mondo.

L’Unrwa secondo i palestinesi

Anche nel campo della cosiddetta cooperazione umanitaria l’Onu è responsabile di analoghe inefficienze, quando non di connivenze e complicità con le forze che da decenni rivendicano di combattere per l’autodeterminazione palestinese e in realtà perseguono tutt’altro obiettivo, cioè mantenere il proprio potere autocratico “ripagando” il popolo che opprimono con il sogno della distruzione di Israele. L’Unrwa, l’agenzia Onu per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente, è la più poderosa di queste organizzazioni. Officiata a svolgere un compito di ispirazione puramente umanitaria, è capeggiata da funzionari che apertamente rivendicano di dover svolgere il ruolo di “testimoni dell’ingiustizia”, la quale risiederebbe ovviamente nella stessa fondazione dello Stato di Israele. Una “ingiustizia”, questa, cui i plenipotenziari dell’Unrwa non hanno più tentennamenti ad opporre il “diritto al ritorno” dei palestinesi, che è una versione incravattata del repulisti degli israeliani dal fiume al mare. Il capo, Philippe Lazzarini, è quello che giusto qualche giorno fa doveva ammettere che la propria organizzazione è in effetti percepita in quel modo dai palestinesi, cioè come l’ufficio internazionale che si oppone all’ingiustizia israeliana e la cui presenza preconizza quella possibilità di “ritorno” dei palestinesi – attenzione – non a Gaza o in Cisgiordania, ma nella terra loro “rubata” nel 1948.

In questi giorni, mentre la levatrice – l’Onu – reclama l’insostituibilità dell’Unrwa, si fa sempre più esplicito il vero motivo di quella pretesa di monopolio, che non riguarda affatto l’esclusiva e in realtà inesistente capacità di provvedere servizi umanitari (la maggior parte degli aiuti entrati a Gaza era distribuita senza il contributo delle organizzazioni internazionali), bensì l’idea che le Nazioni Unite siano il complemento disarmato di una generale resistenza anti-israeliana. Si spiega in questo modo l’inesausta attività di copertura offerta al terrorismo che usava gli edifici dell’Unrwa per gli scopi militari vietati dal diritto internazionale invocato a patto che sia Israele a violarlo. Si spiega in questo modo il reclutamento e il mantenimento al proprio posto di personale diviso tra i nobili cimenti umanitari e l’organizzazione dei massacri del 7 ottobre. Si spiega in questo modo l’indifferenza davanti alla risalente, ininterrotta e conclamata riduzione delle scuole di Gaza ad altrettante palestre di indottrinamento al martirio.

Si spiega perché – in una specie di buona fede assassina – quelle attività di sostanziale collaborazionismo con le dirigenze terroristiche palestinesi sono scriminate in una situazione di sopruso che ha un responsabile diverso, lo Stato Ebraico. In quest’ottica, il dipendente Unrwa che è simultaneamente un dirigente di Hamas rappresenta un caso di non perfetta professionalità e niente più, qualcosa che a tutto concedere merita il licenziamento, ma non investe la responsabilità dell’organizzazione perché la “mission” resta intatta e l’entità giustiziera chiamata a compierla è appunto insostituibile. Per questo un dipendente Unrwa può essere ripreso mentre carica nel bagagliaio il cadavere di un ragazzo ucciso e non succede nulla.

Iuri Maria Prado

Commenti   

#4 walter 2024-10-13 14:59
“LE REGOLE DI INGAGGIO IN LIBANO DEVONO ESSERE CAMBIATE. A VOLTE, PER EVITARE UNA GUERRA, È NECESSARIO USARE LA FORZA” – PARLA IL TENENTE COLONNELLO GIANFRANCO PAGLIA AL VILLAGGIO ITALIA DI PEC, AVAMPOSTO DELLA MISSIONE NATO “KFOR” IN KOSOVO: “QUANDO NEL 2004 VENNERO AGGREDITI I SITI SERBI I SOLDATI ITALIANI FURONO IN GRADO DI REAGIRE. IN LIBANO INVECE NON È POSSIBILE” – IL COLONNELLO ROCCO MUNDO: “IL NOSTRO INGAGGIO PREVEDE LA POSSIBILITÀ DI RISPONDERE CON IL FUOCO AD UN ATTACCO, PERCHÉ..." DAGOSPIA.COM 13.10.2024
Estratto dell’articolo di Grazia Longo per "la Stampa"
#3 walter 2024-10-13 13:03
Il premier israeliano in un messaggio registrato: «Alcuni leader europei invece di criticare Israele, dovrebbero rivolgere le loro critiche a Hezbollah». Croce Rossa: «Feriti quattro nostri operatori durante i soccorsi a Srebbine»
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha chiesto ai vertici dell’Onu di mettere fuori pericolo «immediatamente» i caschi blu in Libano. «È ora di ritirare l’Unifil dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone di combattimento», ha affermato in una dichiarazione ufficiale indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite. Netanyahu ricorda che le Idf hanno già avanzato questa richiesta che è stata «costantemente respinta», un rifiuto a suo dire, «interamente finalizzato a fornire scudi umani ai terroristi Hezbollah». “Il suo rifiuto di ritirare le forze dell’Unifil rende i suoi militari ostaggio di Hezbollah e mette in pericolo anche la vita dei nostri soldati». «Sfortunatamente, alcuni leader europei stanno esercitando pressioni nel posto sbagliato. Invece di criticare Israele, dovrebbero rivolgere le loro critiche a Hezbollah, che usa l’Unifil come scudo umano proprio come Hamas a Gaza usa l’Unrwa», ha inoltre aggiunto il premier israeliano…estratt open.online
#2 walter 2024-10-13 11:42
Cronaca. Che cos’è l’Unrwa, la parabola dell’agenzia Onu: dall’assistenza ai rifugiati alle complicità del 7 ottobre
Redazione 12-10. 2024 alle 11:02 ilriformista.it lettura1’

Palestinian children who fled with their parents from their houses in the Palestinian refugee camp of Ein el-Hilweh, gather in the backyard of an UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) school, in the southern port city of Sidon, Lebanon, Tuesday, Sept. 12, 2023.UNRWA said hundreds of families displaced from Ein el-Hilweh refugee camp have taken shelter in nearby mosques, schools and the Sidon municipality building after the fighting that broke out last Thursday in the camp between Palestinian President Mahmoud Abbas’ Fatah group and militant Islamist groups which left several people dead and dozens wounded. (AP Photo/Mohammed Zaatari)
L’acronimo sta per United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East ed è l’Agenzia Onu, nata nel 1949, che si occupa di realizzare programmi di assistenza diretta e di lavoro per i rifugiati palestinesi.
Ha assistito quattro generazioni di rifugiati definiti come «persone il cui luogo di residenza abituale era la Palestina nel periodo compreso tra il 1° giugno 1946 e il 15 maggio 1948, e che hanno perso sia la casa che i mezzi di sostentamento a causa della guerra del 1948».
Quando l’Agenzia ha iniziato a operare rispondeva alle esigenze di circa 750mila rifugiati. Oggi circa 6 milioni. Il gruppo ha anche pagato un prezzo pesante nel bombardamento di Gaza da parte di Israele, con più di 150 membri del suo staff uccisi nelle violenze.
Dopo l’indagine sul personale dell’Unrwa accusato di avere legami con gli attacchi del 7 ottobre, gli Usa hanno fermato i finanziamenti. Così come Canada, Australia, Italia, Regno Unito, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Giappone e Austria. Oltre il 90% dei finanziamenti dell’Unrwa proviene da “contributi volontari” degli Stati membri delle Nazioni Unite, senza i quali l’Agenzia non potrebbe di fatto più operare.
#1 walter 2024-10-12 16:51
"Si dimentica di quello che fanno Hamas ed Hezbollah"
Fassino: “La sinistra riconquisti un rapporto con il mondo ebraico, morti a Gaza anche grazie ad Hamas. Attacco Unifil inaccettabile”
Il leader di Sinistra per Israele: “Vanno superati gli stereotipi manichei su Israele. Già prima del 7 ottobre Hamas ha lanciato offensive contro città, kibbutz e villaggi, ma non è arrivata solidarietà dai pacifisti” estratto
Aldo Torchiaro
12 Ottobre 2024 alle 10:06 ilriformista.it

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata