Le radici dell’odio Lo stato di Palestina non esiste, ed è colpa dell’antisemitismo islamico
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Nel suo ultimo saggio “Il libro nero di Hamas” (Edizioni Lindau), Carlo Panella spiega perché il conflitto in Medio Oriente è dovuto soprattutto alla secolare avversione degli arabi per gli ebrei
4.5.2024 Carlo Panella, linkiesta.it lettura4’
Il conflitto israelo-palestinese è l’unico tra i molti nati nel Novecento che non sia mai stato risolto con una trattativa, con un compromesso. Lunga più di un secolo e molto complessa è la sua storia e in molti hanno ricostruito le vicende intricate, i pogrom, le guerre e le stragi che l’hanno caratterizzata. Nel mio “Il Libro Nero del Califfato” (Rizzoli 2015), ne ho delineato i passaggi cruciali. In questo saggio si dà per scontata la conoscenza della storia e si va alle vere radici, profonde ma celate, di questo conflitto secolare.
Il mio scopo è illustrare e motivare una tesi di fondo che spiega tutti gli avvenimenti: l’ostacolo fondamentale che ha impedito una composizione del conflitto attraverso la trattativa non è stata l’intricata questione della Terra, la complessa vicenda di due nazionalismi in urto. Questi sono stati elementi assolutamente presenti, ma di fatto e purtroppo secondari. L’ostacolo vero, insuperato e difficilmente superabile, è in un irriducibile antisemitismo islamico di parte araba e palestinese che non è intriso solo di odio, ma che arriva sino al punto di negare agli ebrei le ragioni e la dignità di costituirsi in nazione, e addirittura di avere mai avuto un biblico Regno di Israele. Un antisemitismo islamico che incredibilmente nega le radici ebraiche in Israele.
Un antisemitismo islamico che accusa gli ebrei di avere sempre combattuto sin dai tempi della Bibbia inesistenti tribù arabe che avrebbero abitato la Palestina. Un antisemitismo islamico che arriva sino al punto di negare, come è storicamente inconfutabile, che sulla Spianata delle Moschee sorgeva il Tempio ebraico. Che riscrive la storia affermando che Gerusalemme è sempre stata araba e islamica, mai città ebraica. Un’assurdità totale, che irride alla storia reale, ma che è piantata nelle coscienze palestinesi e islamiche che vogliono liberare con le armi al Qods, Gerusalemme, da una presenza ebraica che incredibilmente ritengono abusiva e offensiva. Una faccia fondamentale dell’antisemitismo islamico ignorata e sottovalutata in Occidente.
Se si vuole comprendere la logica profonda, carsica, del conflitto e se si vuole capire la logica perversa di Hamas, più che ricostruire la dinamica dei tanti fatti, conflitti e guerre, è indispensabile andare sotto la superficie degli avvenimenti e studiare, sondare, ricostruire le fasi di formazione nella tradizione musulmana di un punto focale e profondo che caratterizza anche larga parte dell’Islam contemporaneo: l’antisemitismo islamico incarnato come non mai da Hamas e dal suo pogrom del 7 ottobre 2023.
Un antisemitismo che ha enucleato mille e quattrocento anni fa nella tradizione islamica il dogma perverso del “complotto ebraico” come origine di tutte le fratture che si sono verificate nella comunità musulmana. Dogma del “complotto ebraico” poi fuso, già al tempo delle Crociate, con una tradizione antisemita cristiana che accusava sino ad allora gli ebrei dell’opposto: di avere pubblicamente, nel Sinedrio, urlato «Crucifige!» e poi di non avere, sempre pubblicamente, riconosciuto nel Cristo il Messia.
Un antisemitismo basato sul dogma di un “complotto ebraico” coloniale e imperialista che oggi si è radicato miserevolmente in tante università occidentali, in tante manifestazioni oceaniche antisraeliane e in tanta, troppa parte, dell’opinione pubblica.
L’antisemitismo islamico afferma che «l’Ultimo Giorno verrà solo quando l’ultimo ebreo sulla faccia della terra sarà ucciso», là dove, all’opposto, il cristianesimo, da San Paolo e Sant’Agostino in poi, predice che il Giudizio Universale verrà quando l’ultimo ebreo sarà convertito, in pace.
Un antisemitismo feroce che ha portato il Gran Mufti di Gerusalemme, indiscusso leader dei palestinesi dal 1920 al 1948, a condividere in pieno nei suoi colloqui con il suo alleato Adolf Hitler lo sterminio di milioni di ebrei. Così, il 21 gennaio 1944 ha esortato le Ss musulmane di Bosnia che aveva fondato e organizzato: «La Germania nazionalsocialista sta combattendo contro il mondo ebraico. Il Corano dice: “Voi vi accorgerete che gli ebrei sono i peggiori nemici dei musulmani”».
Un antisemitismo islamico che è assolutamente l’unica spiegazione del rifiuto arabo di accettare nel 1947 e oltre persino la fondazione uno Stato di Palestina, perché previsto a fianco di uno Stato di Israele.
Reiterate le proposte formali di fondazione di uno Stato di Palestina nel 1936 e nel 1939, da parte della Gran Bretagna, nel 1947, da parte dell’Onu, nel 1967, nel 2000, nel 2001 e nel 2008 da parte dei governi dello Stato di Israele. Tutte e sempre rifiutate da parte araba e palestinese.
Ribadiamo questa verità storica inconfutabile, ma stranamente da tutti dimenticata: se oggi non esiste uno Stato di Palestina è solo e unicamente a causa del rifiuto arabo di fondarlo accanto allo Stato di Israele come da risoluzione Onu 181 del 1947. Tutti gli avvenimenti successivi sono stati indissolubilmente prodotti da quel rifiuto, dalle motivazioni di quel rifiuto. Motivazioni radicate che arrivano sino all’oggi e che oscurano le possibilità che si concluda la pace con la soluzione che tutti auspichiamo: uno Stato di Palestina, visti i precedenti totalmente demilitarizzato e bonificato dai network terroristi, a fianco dello Stato di Israele.
Motivazioni che difficilmente saranno superate per una ragione tanto semplice e dura quanto complessa: l’odio islamico contro gli ebrei. Un odio che ha radici antiche e profonde, condiviso da larga parte, fortunatamente non da tutta, la comunità musulmana.
L’auspicio è che le ragioni geopolitiche, economiche e di potenza che hanno portato alla stipula dei Patti di Abramo e alle trattative con l’Arabia Saudita per il riconoscimento di Israele, si consolidino e si allarghino ad altri paesi arabi e islamici e riescano a rompere la gabbia dell’antisemitismo di cui larga parte dell’islam è prigioniero.
Tratto da “Il libro nero di Hamas” (Edizioni Lindau), di Carlo Panella, pp. 376, 24€