L'Onu riconosce gli stupri di Hamas: "Crimini contro l'umanità"
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sulle esecuzioni extragiudiziali, hanno affermato che le prove di violenza sessuale sono “particolarmente strazianti”, prendendo atto delle accuse di stupro di gruppo e mutilazione ai genitali.
GIULIO MEOTTI 10 GEN 2024 ilfoglio.it lettura1’
- L'Onu riconosce gli stupri di Hamas: "Crimini contro l'umanità"
Ci sono voluti "solo" 90 giorni e numerosi appelli perché finalmente due esperte di diritti umani delle Nazioni Unite ammettessero che le violenze perpetrate lo scorso 7 ottobre sono "crimini di guerra" e contro tutto il genere umano
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Lo show satirico israeliano “Eretz Nehederet” (un paese meraviglioso) ha mandato in onda una scenetta che prende in giro “Un Women” per il suo silenzio sullo stupro delle donne nel sud di Israele da parte dei terroristi di Hamas. Due dirigenti dell’organismo internazionale dicono a un terrorista di Hamas di credere a lui, anziché ai testimoni israeliani, sulle denunce di violenza sessuale. All’indomani delle guerre nella ex Yugoslavia, in Ruanda, Sierra Leone e Ucraina i crimini contro le donne sono stati centrali nelle accuse e nei procedimenti penali internazionali contro gli uomini responsabili d’aver orchestrato quelle campagne di stupri. Su Israele, invece, l’Onu ci ha messo tre mesi. La violenza che includeva atrocità sessuali commesse durante gli attacchi di Hamas costituisce “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”, hanno detto lunedì due esperte di diritti umani delle Nazioni Unite, dopo mesi di accuse da parte di Israele e di gruppi di femministe. Alice Jill Edwards, relatrice sulla tortura, e Morris Tidball-Binz, relatrice sulle esecuzioni extragiudiziali, hanno affermato che le prove di violenza sessuale sono “particolarmente strazianti”, prendendo atto delle accuse di stupro di gruppo e mutilazione ai genitali….
- Il numero magico delle Nazioni Unite contro Hezbollah
REDAZIONE 10 GEN 2024 ilfoglio.it
Onu, ti ricordi della 1701? La risoluzione, sottoscritta nel 2006, per evitare la guerra tra Israele e Libano
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In Ucraina, per far finire la guerra, basterebbe che Vladimir Putin smettesse di ordinare bombardamenti e ritirasse l’esercito dal territorio occupato dal 2014 a oggi. A Gaza, per interrompere le azioni di guerra israeliane devastanti dal cielo o dalla terra, sarebbe sufficiente che i capi di Hamas liberassero gli ostaggi e si consegnassero. Ora, che tutti gli occhi guardano con inquietudine al Libano, al confine sempre più rumoroso che divide Beirut da Israele, la fine di ogni ansia legata all’inizio di un nuovo conflitto sarebbe ancora più semplice: basterebbe che la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite venisse rispettata. La risoluzione è stata sottoscritta nel 2006 e prevede che nel raggio di trenta chilometri dal confine con Israele, dal fiume Leonte in giù, non siano schierate milizie non regolari. Quindi, secondo la 1701, gli uomini di Hezbollah non dovrebbero essere dove si trovano.
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CECILIA SALA 10 GEN 2024 il foglio.it lettura1’ estratto
Antony Blinken è stato accolto a Ramallah da una protesta. Tra i cartelli tenuti in mano dai manifestanti svettava uno con scritto il suo nome stampato sotto a una fila di triangoli rossi rovesciati, che sono il segno di riconoscimento della propaganda di Hamas. Secondo le fonti di Sky News Arabia, la discussione tra il segretario di stato americano e Abu Mazen sul futuro di Gaza e i passi da compiere per la costruzione di uno stato indipendente si è rivelata complicata: “Con toni tesi e litigi”. Anche il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha scritto nella sua bozza di piano per il dopoguerra (avversata dai ministri dell’estrema destra) che dovrà essere un civile palestinese a governare la Striscia nel futuro, ma gli israeliani non vogliono che sia Abu Mazen. Non si fidano del leader di Fatah e della Cisgiordania, che parla con Blinken mentre tratta spartizioni di potere con Hamas. Il gruppo terrorista è spaccato in due tra l’ala dei leader dentro la Striscia – il capo politico Yahya Sinwar e quello militare Mohammed Deif – e l’ala degli esiliati in Qatar, in Turchia, in Siria e in Libano. La prima ha bisogno della seconda soprattutto per trovare finanziamenti, per tenere i rapporti con gli alleati nella regione e per negoziare la liberazione di detenuti palestinesi con Israele; ma diffida dei colleghi che abitano all’estero perché dipendono troppo dai loro ospiti-protettori e preferiscono il lusso alla vita rischiosa da terroristi combattenti…
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