Verso la pausa umanitaria a Gaza in cambio degli ostaggi, trattativa di Egitto e Qatar: la conferma di Hamas

Per i leader di Hamas: «L’obiettivo è guerra permanente con Israele»

8 NOVEMBRE 2023 - 17:27 di Redazione open.online, lettura2’

L’Egitto sarebbe vicino al raggiungimento di un accordo «per una pausa umanitaria e per il rilascio degli ostaggi». Lo riporta Hareetz, citando fonti egiziane e palestinesi. «Abbiamo fatto molta strada. Non abbiamo ancora raggiunto il traguardo, ma a differenza dei colloqui precedenti, c’è ottimismo», ha detto una fonte al quotidiano israeliano, che ha descritto i negoziati come «intensi». Mentre un altro funzionario a conoscenza dei dettagli si è detto fiducioso sulla riuscita del negoziato: «Speriamo che giovedì si verifichi uno sviluppo», riporta il media

Secondo Al Jazeera, i Paesi Arabi, dunque, compreso il Qatar starebbe mediando tra Israele e Hamas per il potenziale rilascio di 10-15 prigionieri in cambio di un breve cessate il fuoco. Nel frattempo, una fonte vicina ad Hamas conferma le trattative in corso per liberare 12 ostaggi, tra cui 6 americani, in cambio di tre giorni di tregua.

Guerra permanente

L’obiettivo del massacro del 7 ottobre da parte di Hamas era stravolgere gli equilibri in Medio Oriente, puntando di fatto a uno stato di «guerra permanente». Al New York Times un alto dirigente del gruppo terroristico palestinese, Khalil al-Hayya, ha così spiegato da Doha le ragioni dietro l’attacco nel Sud di Israele. Atto necessario per «cambiare l’intera equazione e non solo avere uno scontro. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese – dice al-Hayya – e ora nessuno nella regione è più tranquillo». Al quotidiano statunitense ha parlato anche il consigliere per i media di Hamas, Taher El-Nounou, che ha aggiunto: «Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco». Al-Hayya spiega poi che i vertici di Hamas avevano previsto la reazione dura di Israele: «Ciò che poteva cambiare l’equazione era un grande atto e, senza dubbio, si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande. Ma dovevamo dire alla gente che la causa palestinese non sarebbe morta».

Il sostegno del G7

Nel trantaduesimo giorno di combattimenti nella Striscia di Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso e la reazione di Israele, il governo di Netanyahu incassa il sostegno del G7 dei ministri egli Esteri riuniti a Tokyo sul «diritto alla difesa» del popolo israeliano ma nel rispetto delle norme internazionali, e la condanna delle azioni di Hamas. Un riconoscimento che arriva due giorni dopo la telefonata tra il presidente Biden e il premier israeliano, in cui leader statunitense ha chiesto al suo alleato di non occupare militarmente la Striscia di Gaza e la sospensione dei combattimenti per tre giorni per favorire gli aiuti umanitari, incontrando però le resistenze di Netanyahu. Intanto sul campo il conflitto rimane caldo, con l’esercito israeliano che ha circondato Gaza City e diviso in due settori la Striscia. I portavoce militari di Tel Aviv hanno anche confermato di aver colpito numerosi obiettivi di Hezbollah in Libano nelle ultime ore, per «rispondere al fuoco» nemico e intercettare un «obiettivo aereo sospetto». L’esercito israeliano ha anche dichiarato di aver eliminato il capo delle produzioni di armi di Hamas, Mohsen Abu Zin, con un attacco aereo mirato.

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