Gli ebrei presi in ostaggio da Hamas e l'ombra di un nuovo 1938

August Bebel, definì “socialismo degli imbecilli” la propaganda e sentimenti antigiudaici presenti nel movimento operaio dell’epoca

10 OTT 2023 lettere Direttore ilfoglio.it

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Su Hamas “gruppo radicale palestinese”. Abbiamo perculato il povero Giambruno tre giorni e tre notti per una “transumanza” di troppo, vedendoci del limpido razzismo, lì dove c’era più che altro sgangheratezza lessicale. Hamas “gruppo radicale palestinese” passa invece sui giornali così. So’ ragazzi. So’ arrabbiati. So’ “radicali”. Di radicale in quei video girati da Hamas non c’è nulla. E forse anche “terroristi” è quasi un complimento.

Marina Arrini

“Nella mia vita ho visto bambini ebrei gettati nel fuoco. E adesso vedo bambini usati come scudi umani, da fedeli al culto della morte non dissimili da coloro che veneravano Moloch. Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. E’ una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. E’ la civiltà contro la barbarie”. Così scriveva Elie Wiesel, premio Nobel per la Pace e sopravvissuto ad Auschwitz, in una inserzione a pagamento pubblicata a inizio agosto del 2014 su New York Times e Washington Post. In quella lettera, Wiesel paragonò Hamas ai nazisti. All’epoca, la sinistra dei salotti buoni la criticò con forza e preparò delle contro lettere. Anni dopo bisognerebbe dire che di quelle frasi non era sbagliata una virgola. Chi vi ricordano gli ostaggi ebrei, con i bambini, portati via da Hamas? Una data: 1938.

Al direttore - Secondo Theodor Adorno, ogni spiegazione economica e sociale dell’antisemitismo si rivela sempre inadeguata, perché le radici del fenomeno si spingono fino alla profondità più oscura e misteriosa della nostra civiltà. Si pensi a certi personaggi di una sedicente sinistra che, pur condannando la mattanza di Hamas, subito dopo le accostano le nefandezze degli israeliani a Gaza e in Cisgiordania. Una specie di “se la sono cercata”, di implacabile legge del contrappasso. Al congresso di Colonia del 1893, il dirigente della socialdemocrazia tedesca, August Bebel, definì “socialismo degli imbecilli” la propaganda e sentimenti antigiudaici presenti nel movimento operaio dell’epoca. Oggi il movimento operaio non c’è più, però qualche imbecille è sopravvissuto.

Michele Magno

Al direttore - La società aperta e i suoi nemici. Siamo sempre lì. E i suoi nemici sono tanti, anche tra quelli che mettono gli asterischi e vogliono salvare il pianeta.

Andrea Minuz

Al direttore - Anche il presidente della Corte d’assise del tribunale di Taranto, che ha guidato il dibattimento del processo Ilva, partecipava a cortei contro “il mostro”. E suo marito era attivo sui social in un noto gruppo ambientalista “Profumo di Ilva”. Durante il processo la difesa sollevò eccezione di incompatibilità. Può un giudice che partecipa a manifestazione “no Ilva” guidarne il processo in maniera “terza”? L’eccezione non fu accolta perché, disse lo stesso giudice: “Era semplicemente accompagnatrice del figlio minore che partecipava al corteo organizzato dalla scuola contro il mostro”. Insomma in tempi in cui esercitava esclusivamente funzioni civilistiche, aveva semplicemente accompagnato i figli a una iniziativa organizzata dalla loro scuola. Ma disse proprio così, “contro il mostro”. Quanto al marito: “Nessuna grave inimicizia personale in merito alle opinioni espresse sui social dal coniuge del magistrato” che comunque non possono influire sulle decisioni del giudice. Chi ha seguito quel processo sa della strage di diritto commessa udienza dopo udienza, sino alle motivazioni. Dopo una condanna etica con cui si presuppone persino il dolo nel voler uccidere i tarantini, pur senza aver mai dimostrato alcun nesso di causalità tra emissioni e decessi, si arriva a dire che la legge, e il rispetto di essa, non sono sufficienti a stabilire che un imputato non commetta reato. E siccome l’unico politico condannato in primo grado è Nichi Vendola, che ha denunciato di essere vittima di un processo sbagliato e condizionato, dichiarandosi innocente, forse i gradi successivi, con altri giudici, presso altri tribunali e altre città, quando l’attenzione mediatica sarà calata, consentiranno al processo di Taranto di trovare giustizia. Come a quello di Catania. Ma che tutto questo sia possibile e che Parlamento e Csm, all’unanimità, non vedano il problema, è un rischio che lo stato di diritto non può permettersi.

Annarita Digiorgio

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