Strasburgo, il Parlamento salva la legge sulla natura. Sconfitta per Weber ma anche per Timmermans, successo di Renew (gruppo liberale Macron)

L’Europarlamento boccia in prima votazione la proposta di Frans Timmermans: no alla Nature restoration law per 12 voti contrari.

Redazione — 12 Luglio 2023 ilriformista.it lettura4’

Strasburgo, il Parlamento salva la legge sulla natura. Sconfitta per Weber ma anche per Timmermans, successo di Renew

Il Parlamento europeo – con 312 voti a favore, 324 contro e 12 astenuti – aveva in un primo tempo bocciato la richiesta di rigetto della legge sul ripristino della natura. La mozione per rigettare l’intera proposta della Commissione europea era stata avanzata dal Partito popolare europeo e dagli altri gruppi della destra dell’emiciclo. Successivamente e dopo tutta una serie di emendamenti in particolare di Renew Europe approvati, la plenaria di Strasburgo ha approvato – con 336 sì, 300 no e 13 astensioni – la proposta di regolamento sul ripristino della natura. L’aula doveva esprimersi sul via libera al mandato per i negoziati in sede di trilogo con il Consiglio. A cambiare orientamento, una ventina di deputati – di Renew Europe ma anche del Partito Popolare Europeo – che dopo l’approvazione degli emendamenti che limavano ulteriormente la proposta originale, hanno cambiato orientamento.

Politicamente, il voto di Strasburgo segna una pesante sconfitta per Weber ed anche per i suoi desideri di allargare a destra la maggioranza nella prossima legislatura (si andrà al voto per le europee infatti ai primi di giugno 2024). Ma segna anche un pesante avvertimento per Frans Timmermans, commissario all’ambiente della Commissione, la cui proposta è evidente che non sarebbe passata senza ulteriori modifiche. Infine, il voto consegna anche un successo per Renew Europe, le cui capacità negoziali hanno di fatto salvato il provvedimento.

LE REAZIONI

Tra le prime reazioni, quella del capogruppo di Renew Europe Stephane Sejourné: “Non si commettano errori: la legge Nature Restauration Law è stata approvata perché Renew Europe ha proposto un testo che va bene per una maggioranza che comprende diverse delegazioni del Ppe. Romperemo ogni stallo partitico quando sarà necessario. Gruppo Ppe, possiamo smettere di giocare ora e lavorare di nuovo insieme per l’interesse generale?”. Il parlamentare europeo Sandro Gozi invece: “Manfred Weber ha tentato di prendere in ostaggio la natura con l’obiettivo di creare un’alleanza ‘contro natura’ insieme all’estrema destra. Una strategia fallimentare e suicida di assecondare i sovranisti e gli estremisti, e la dimostrazione concreta di come sarebbe una maggioranza tra il Ppe e l’Ecr nel prossimo Parlamento europeo. Weber ha superato una pericolosa linea rossa, allineandosi con ideologie contrarie ai valori europei. Questo tradimento dei nostri principi fondamentali non può essere tollerato. D’altro canto, noi rimaniamo fedeli ai nostri principi e lavoriamo per preservare la natura, mettendo da parte i malsani giochi politici. La scelta di oggi la dovevamo a noi stessi e alle generazioni future”.

“Il Parlamento Europeo – affermano gli eurodeputati della delegazione italiana di Renew Europe, Nicola Danti (IV), vicepresidente del gruppo e Giosi Ferrandino (Az) – ha posto rimedio sulla legge natura, bocciando il rigetto, ma subito dopo emendando il testo nei principali punti critici, anche grazie al lavoro della delegazione italiana di Renew Europe. Punita l’incomprensibile volontà di andare avanti comunque del commissario Timmermans, che non ha voluto raccogliere il nostro appello alla moderazione e ad avere più tempo per smussare i passaggi più controversi. Lo scontro sinistra/destra sul ripristino della natura esce insomma con le ossa rotte dal voto dell’aula di Strasburgo”.

LA PROPOSTA

La discussa proposta della Commissione europea per una “legge sul restauro della natura”, voluta da Frans Timmermans, commissario per l’ambiente e il Green Deal, sarebbe, se approvata, la prima al mondo del suo genere. E’ un punto chiave della strategia dell’UE sulla biodiversità, che stabilisce obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi degradati. La proposta combina un obiettivo generale di ripristino per il recupero a lungo termine della natura nelle zone terrestri e marine dell’UE con obiettivi di ripristino vincolanti. Tali misure dovrebbero coprire almeno il 20 % delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e, in ultima analisi, tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. La proposta contiene alcuni obiettivi specifici: migliorare e ripristinare gli habitat di biodiversità e riportare le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat, invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030, ripristinare gli ecosistemi forestali (aumentando il livello di legno morto nelle foreste), urbani (nessuna perdita di spazio urbano verde entro il 2030 e un aumento negli anni successivi), agricoli (con un contestato obiettivo di riduzione del 10% delle aree coltivate), marini e la connettività fluviale (rimuonvendo le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali).

LE CRITICHE

Le critiche di parte dei gruppi liberali e conservatori al Parlamento europeo, appoggiati da tutte le associazioni di agricoltori del Vecchio Continente, si concentrano su alcuni punti specifici: è un regolamento e non una direttiva e come tale porrebbe limiti stringenti agli Stati membri, senza quindi lasciare spazio ad interpretazioni nazionali e quindi a legittime specificità nazionali; non ha strumenti finanziari specifici, scaricando i costi della transizione energetica su Stati ed aziende; si pone obiettivi più ottimistici (e quindi, più difficili da raggiungere, ideologici) rispetto a quelli dell’agenda di Montreal, come ad esempio la contestatissima riduzione del 10% delle aree agricole coltivabili che diventerebbe nei fatti un obbligo per le aziende agricole e, a cascata, per i consumatori finali, già martoriati da significativi aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari; alcune delle “misure di ripristino”, come la richiesta di rimuovere argini e dighe ai fiumi, di aumentare nelle foreste “la quantità di legno morto” o di “abbandonare l’aratura dei prati” sono considerate troppo ideologiche. Infine, punto che forse è il più importante, la legge al voto dell’aula è diventata il classico “feticcio” per una politica europea che tende a polarizzarsi, dove da un lato ci sono verdi e socialisti che gridano allo scandalo chiunque metta in dubbio anche solo una riga della proposta, dall’altro ci sono le destre negazioniste del cambiamento climatico che soffiano contro l’Europa che vuole schiacciare le sovranità nazionali. E, non alleate a queste ultime, le potenti associazioni degli agricoltori ma anche partiti – come quello degli agricoltori olandese che recentemente ha vinto le elezioni amministrative e la maggioranza al Senato – che così di destra non sono, ma che sono sicuramente contro questa legge.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata