IL FOGLIO INTERNAZIONALE “E' la dittatura del conformismo”. L'unico diplomatico di Mosca ad avere detto basta
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Rinnegato in patria e criticato in Europa, Boris Bondarev sconta il peccato di essere nato in Russia e di aver servito il regime di Putin
30 GEN 2023 ilfoglio.it lettura 2’
Il profilo Twitter di Boris Bondarev riassume il suo passato, presente e futuro in tre frasi brevi: ‘Diplomatico russo in esilio. Fermate la guerra. La vecchia bugia: Dulce et decorum est pro patria mori’ – una citazione della denuncia dell’ipocrisia patriottica di Wilfred Owen nel 1918”. Così inizia il ritratto di Boris Bondarev, un diplomatico russo che ha lasciato il suo lavoro al controllo delle armi alla missione russa a Ginevra in segno di protesta contro la guerra. Nessuno dei suoi colleghi a Ginevra, né altrove, ha fatto lo stesso. Questo rende Bondarev l’unico diplomatico con una coscienza?, domanda il giornalista Owen Matthew. “Non si tratta di coscienza”, risponde Bondarev da un anonimo luogo in Svizzera dove si trova con sua moglie e il suo gatto: “Si tratta di coraggio (…) del timore di andare contro il mainstream… nessuno vuole essere la pecora nera”.
Bondarev non parla più con i suoi genitori – il padre un tempo credeva nell’occidente ma ora è uno fervente sostenitore di Putin e della sua propaganda – né con i suoi amici moscoviti perché “non vuole metterli in pericolo”. “Se mi fossi trovato a Mosca all’inizio della guerra, non sono sicuro che sarei uscito allo scoperto”, ha ammesso: “Sapevo che poche persone avrebbero ascoltato, e che poi sarei finito in prigione, senza lavoro e senza prospettive. Ci sono persone che vogliono rendere esplicito il loro malcontento, ma capiscono che i rischi sono molto superiori ai benefici. Esprimere la propria opinione pubblicamente non porta alcun beneficio”. Bondarev conosce bene la macchina burocratica russa, e sostiene che il migliore alleato di Putin è il conformismo dei funzionari russi, che daranno sempre ragione al proprio capo. Molti suoi colleghi, in privato, erano indifferenti verso la guerra – scuotevano le spalle dicendo “che possiamo farci?” – ma in pubblico gridavano che l’Ucraina voleva attaccare Russia “con le zanzare nucleari, o altre scemenze di questo tipo”.
A chi lo etichetta come un traditore, Bondarev risponde citando “due grandi classici russi”: il satirista Mikhail Saltykov-Shchedrin – scriveva che “alcune persone confondono la madrepatria con Sua Eccellenza”, e il cantante cult Yuri Shevchuk, che ha detto di recente che la Russia “non è la stessa cosa del culo del presidente”. Secondo l’ex diplomatico Bondarev, “il vero patriottismo è il desidero di fare vivere bene il tuo paese, e la sua gente (…). Per capire ciò, devi conoscere la differenza tra bene e male. Devi attivare il tuo cervello”. Bondarev passa le sue giornate a scontrarsi su Twitter contro i troll del Cremlino e gli europei anti russi, che lo considerano un “imperialista russo”. Conclude Mathews: “Esiliato e alienato dal suo paese natio a causa delle sue posizioni di buon senso, per molti europei il peccato imperdonabile di Bondarev è quello di essere nato russo, e di avere servito lealmente il regime prima di decidere finalmente che era arrivato il momento di dire basta”.“E’ la dittatura del conformismo”. L’unico diplomatico di Mosca ad avere detto basta