Chi parla di Ue a due velocità parla di due Europe diverse

L'analisi del voto tedesco e in particolare dell'affermazione di Afd può servire per capire qualcosa di più dei fenomeni antisistema che vengono genericamente definiti populisti

 di Sergio Soave, 27.9.2017 da www.italiaoggi.it

L'analisi del voto tedesco e in particolare dell'affermazione di Afd può servire per capire qualcosa di più dei fenomeni antisistema che vengono genericamente definiti populisti. Se si guarda all'origine territoriale dei maggiori successi del partito di destra tedesco si vede che questi vengono dalle regioni orientali che, fino a un quarto di secolo fa, erano integrate nel sistema sovietico del socialismo reale. In Sassonia, l'Afd è il secondo partito, e, se si guarda al di là dell'Oder, si vede che formazioni di destra anti immigrati ed euroscettiche sono al governo in Polonia e in Ungheria, mentre, spinte nella stessa direzione, sono assai rilevanti in tutti i paesi dell'Europa orientale.

Si tratta di formazioni politiche diverse, in cui convergono spinte nazionalistiche con proteste per la situazione sociale, ma che hanno trovato nel rifiuto delle scelte di apertura all'immigrazione il punto di coagulo. Lo stesso è avvenuto in Francia e in Olanda e a ben vedere in Gran Bretagna dove il tema migratorio è stato il detonatore della Brexit e, in America, dove gran parte del successo di Donald Trump è legato alla lotta contro l'immigrazione clandestina dal Messico.

Il fatto che l'area in cui queste tendenze sono più radicate è la parte dell'Europa che, fino a un quarto di secolo fa, stava al di là della cortina di ferro dovrebbe essere esaminato con maggiore attenzione perché questo è il problema più grave dell'Unione europea, anche se viene sottovalutato. L'europeismo è nato come conseguenza del piano Marshall e del suo successo, cioè della straordinaria crescita economica postbellica dell'Europa occidentale strettamente alleata dell'America (non dalle nobili intuizioni nate nell'esilio di Ventotene).

Esclusi da questa vicenda, i popoli dell'Europa orientale hanno visto l'adesione all'Unione europea e alla Nato come la garanzia della liberazione dal giogo sovietico e comunque dal dominio russo, ma la partecipazione al sistema liberaldemocratico è rimasta al livello delle élites culturali. I fenomeni migratori, seguiti alla crisi economica globale, hanno fatto saltare questo equilibrio che già era instabile, mettendo insieme spinte diverse.

Chi vuole dare una soluzione alla contraddizione, non solo teorica, di una moneta senza stato, com'è l'euro, spingendo verso un carattere sempre più statuale dell'Unione, deve sapere che c'è una faglia che attraversa il continente, più o meno sulla stessa linea in cui fu diviso durante la guerra fredda, e che se non si risolve in modo preliminare questo problema non si può nemmeno affrontare l'altro, a meno di dare vita a un'Europa unita delle dimensioni di quella originaria o poco più. Forse non se ne rendono conto, ma quelli che parlano di Europa a due velocità in realtà parlano di due Europe diverse.

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