Gli immigrati in Germania sono un problema Inutile girarci attorno facendo finta di niente

In Italia Rosato:«La coalizione di governo che io mi auguro dovrebbe includere non solo Renzi, come è ovvio, ma anche Alfano e, con lui, pure Bersani e Pisapia»

 di Pierluigi Magnasc, 26.9.2017 da wwiw.italiaoggi.it

Ieri, dodici ore dopo la conclusione del voto politico in Germania, che è il Paese più influente in Europa, si è presentato alla seguitissima trasmissione radiofonica di Rai 1 dal titolo Un giorno da pecora il capogruppo del Pd alla Camera, il peraltro scafatissimo Ettore Rosato, per precisare: «La coalizione di governo che io mi auguro dovrebbe includere non solo Renzi, come è ovvio, ma anche Alfano e, con lui, pure Bersani e Pisapia». Insomma, viene giù il mondo. Cambiano gli scenari e gli equilibri continentali. Debbono essere riscritte le agende comunitarie e vanno studiate nuove alleanze. Intanto però i politici tricolore continuano a scambiarsi le loro figurine farlocche come se fossero dei marmocchi d'altri tempi che, per far passare il tempo, giocano sui marciapiedi.

Al massimo, come gran parte dei media scritti e parlati di casa nostra, che amano le semplificazioni e le iperboli, e puntano più a indignarsi che a cercare di capire come stanno le cose, si soffermano (indignati, è ovvio ed è facile, come trascinare la lepre di pezza davanti alla muta dei levrieri durante le corse a scommessa) si stanno soffermando, dicevo, contro la supposta vittoria dei neo-nazisti in Germania. Avendo vinto i nefasti nazisti, il problema tedesco non è più nostro ma solo loro.

Le cose non stanno come la vulgata mediatica italiana sostiene. Infatti come molto opportunamente rileva il nostro corrispondente dalla Germania, Roberto Giardina, nel servizio che pubblichiamo su questo stesso numero, l'Alternative für Deutschland, l'Alternativa per la Germania, AfD, il partito dell'estrema destra, un paio di anni fa veniva dato come spacciato, non disponendo allora di una percentuale di voti capace di garantirne nemmeno l'ingresso nel parlamento. Come mai, da ferrovecchio impresentabile e arrugginito, non più spendibile sul mercato politico tedesco che conta, nel giro di pochi mesi l'AfD è diventato il terzo partito tedesco con il 12,6% dei voti? Il boom elettorale dell'AfD è sfuggito ai radar dei sondaggisti che, fino alla vigilia del voto, ne sottostimavano la crescita. E a quello degli analisti togati che, vivendo nei quartieri chic, sono miopi quando debbono analizzare le conseguenze politiche e sociali di un'immigrazione eccezionale e sconclusionata.

Ma da dove sono arrivati i voti che hanno consentito all'AfD di più che raddoppiare il suo bottino di consensi? Da nazisti che si erano tenuti sinora nascosti in qualche foresta, nera, di preferenza? Che peraltro, si dice, è il loro habitat naturale e preferito. In Germania invece, dove l'analisi dei flussi elettorali viene fatta in modo scientifico entro poche ore da quando sono stati effettuati gli scrutini, salta fuori che un milione 40 mila voti sono stati ceduti alla AfD dal partito democristiano della Merkel (Cdu/Csu). Un altro mezzo milione viene dai socialisti di Martin Schulz, 470 mila sono stati persi dai postcomunisti (nazisti sinora camuffati, costoro? Mi sembrerebbe strano) e un milione e 400 mila sono i voti, dice Giardina, di coloro che si erano astenuti dal votare quattro anni fa. Infatti la partecipazione al voto è salita, nel corso delle elezioni di domenica scorsa, dal 71 al 75%.

Essendo impossibile che votanti per la Merkel, per Schulz, per i postcomunisti e anche i non votanti (che, nella precedente elezione, potevano votare per AfD ma hanno preferito lo stesso stare a casa) abbiano scelto l'AfD perché improvvisamente sono diventati degli estimatori del Terzo Reich, il motivo va ricercato altrove. E risiede nella dissennata politica di immigrazione alluvionale attuata (in un momento di suo drammatico calo glicemico?) dalla Merkel che, non solo ha spalancato le porte a un milione e 100 mila immigrati mediorientali, ma si era anche impegnata di assecondare questo ritmo di accoglienza di un milione di immigrati l'anno per i successivi quattro anni.

Ovviamente, accolto in Germania il primo milione di immigrati, e toccato con mano i problemi incontrollabili che essi comportavano, anche a un sistema organizzato come quello tedesco, la Merkel ha subito fatto marcia indietro, cancellando il suo programma monumentale di accoglienza e dando soldi a Erdogan perché allestisse aree di accoglimento (un altro termine sarebbe più appropriato per descrivere come stanno le cose ma sarebbe inaudibile in tedesco, e anche in altre lingue) dove trattenere i mediorientali in fuga.

Operando in tal modo, la Merkel ha accolto sicuramente un sacco di immigrati economici ma ha poi lasciato marcire nei campi turchi i profughi veri e propri che, in base alla legge internazionale, avrebbero avuto il diritto di essere accolti. Ma siccome, per dabbenaggine e sconsideratezza, sono stati accolti in un primo momento immigrati di tutti i tipi (e fra questi, i più rapidi), molti aventi diritto ad essere accolti perché veri profughi sono oggi costretti a languire nelle simil carceri turche dalle quali non si può evadere. Sono colpevoli di avere dei diritti.

I tedeschi sono preoccupati di questo stato di cose. La polizia tedesca (la cosa sarebbe inaudita persino in Italia) ha dato disposizioni scritte (che sono ubbidite) di non raccontare i reati commessi dagli immigrati (a cominciare dall'aggressione del capodanno a Colonia con 700 denunce da parte di donne molestate da giovani immigrati organizzati in bande nell'assenza della polizia che, se c'era, guardava altrove). Ma il silenzio stampa sulle aggressioni non serve a placare le paure e le apprensioni ma, semmai, a dilatarle, facendo spaventare gente che, di norma, preferirebbe starsene a casa senza patemi d'animo.

A questi tedeschi non basta che i dati economici siano floridi. A loro interessa essere sicuri a casa loro. Difesi dalle autorità preposte e non limitati nella libera espressione dei loro valori che, a ben vedere, sono spesso anche costituzionali. Ma adesso che la Merkel ha strizzato il dentifricio dell'immigrazione fuori dal tubetto, è difficile ricacciarlo dentro. La paura alimenta la paura. E chi ha paura (o anche solo preoccupato per se e per i propri figli) non è nazista, come recitano i semplificatori soddisfatti che credono sia possibile cancellare la paura negandone l'esistenza. E invece, facendo così, l'attizzano.

Pierluigi Magnaschi

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