Ordinaria follia all’Onu: dieci risoluzioni contro Israele e una sulla Siria

Ma intanto ong e Nazioni Unite hanno cancellato la fame dal Venezuela socialista

Una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (foto LaPresse)

di Giulio Meotti 17 Novembre 2016 Foglio

E’ stato un giorno di ordinaria follia alle Nazioni Unite. All’Assemblea generale dell’Onu in sole ventiquattro ore sono state adottate ben dieci risoluzioni contro Israele, l’unica democrazia e società aperta del medio oriente. Una sola risoluzione per la Siria della guerra civile senza fine, una sola per l’Iran che ha giustiziato ventotto persone in un solo giorno, una sola per lo stato canaglia della Corea del nord e una anche per la Crimea. Soltanto sette paesi si sono opposti all’editto contro Israele: Stati Uniti, Canada, Australia, Israele, Isole Marshall, Micronesia e Palau, mentre tutti i paesi europei si sono astenuti come durante le tragicomiche risoluzioni dell’Unesco che hanno cancellato la storia ebraica a Gerusalemme (se ne parlerà oggi alla conferenza del Foglio al Tempio di Adriano a Roma, ore 17).

“Mentre il presidente siriano Bashar el Assad sta preparando il massacro finale del suo popolo ad Aleppo, le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione, sponsorizzata dalla Siria, che condanna falsamente Israele per ‘le misure repressive contro i cittadini siriani sulle alture del Golan’, osceno”, ha detto Hillel Neuer di UN Watch. “Non una sola risoluzione prevista per coloro che abusano dei diritti umani come Arabia Saudita, Turchia, Venezuela, Cina o Cuba”. Fra le surreali risoluzioni approvate al Palazzo di vetro ce ne sono sui “rifugiati come risultato della guerra del 1967” (l’Italia ha votato a favore, mentre Honduras, Camerun e Togo contro), sulle “proprietà dei rifugiati palestinesi” (non una risoluzione sulle case dei cristiani iracheni a Mosul), sull’“applicazione della convenzione di Ginevra nei territori occupati” (ci sono duecento contese territoriali nel mondo, dal Tibet cinesizzato alla Cipro turchizzata, ma quei popoli non sono degni di risoluzione) e sulla “occupazione del Golan siriano” (anche in questo caso l’Italia ha votato a favore, a differenza di Ruanda e Costa d’Avorio). Il Palazzo del fango ha poi applaudito uno “stato fallito”, come il New Yorker ha appena definito il Venezuela, raccontando di ospedali circondati da uomini armati per tenere lontani i giornalisti, della malaria tornata a essere una piaga, dei malati di mente abbandonati per strada, di due milioni di persone fuggite dal socialismo chavista e della mancanza di beni di consumo primari, come la carta igienica. Il Wall Street Journal ha scritto che “i bambini del Venezuela stanno morendo a un ritmo superiore di quelli in Siria”. Eppure, 516 organizzazioni non governative si sono fatte avanti alle Nazioni Unite per incensare il regime venezuelano, allo stremo e alla fame. UN Watch in un rapporto parla di “frode su scala di massa”. Perché se l’utopia di Caracas è lavata via dalle ong, l’Uganda ha ricevuto solo 54 rapporti delle ong, la Siria 26, il Sudan del sud 23 e lo Zimbabwe venti. “Ong controllate dal Venezuela o dai suoi alleati, Cuba e Bolivia”, ha detto il direttore di UN Watch Hillel Neuer. “Il Venezuela ha usato centinaia di gruppi di facciata per dirottare le presentazioni all’Onu e trasformarle in un foglio di propaganda per il regime del presidente Nicolás Maduro. Il risultato è che la revisione dei diritti umani in Venezuela è stata condotta sulla base di una massiccia quantità di informazioni palesemente false”.

Ma che magicamente diventano vere al Palazzo delle nazioni di Ginevra. Tra le ong che all’Onu hanno lodato i diritti umani in Venezuela ce ne erano diverse controllate dal Partito comunista cubano, come la Federazione cubana delle attività subacquee, la Società cubana per le indagini filosofiche, la Società cubana di urologia e la Società cubana sulla sessualità. Nonostante la fame di massa che mette in ginocchio il Venezuela, una ong slovena denominata “Associazione per le cose ovvie” ha ringraziato il regime chavista per aver “dimezzato la fame”. Ventiquattro ong hanno elogiato il Venezuela per i suoi “risultati positivi” tra cui “l’introduzione di un programma di pasti scolastici” (l’ironia qui ha un ghigno sinistro).

In totale ventuno ong hanno riferito invece che “sono stati compiuti progressi nell’adozione della legislazione sanitaria” (anche gli utili idioti occidentali lo credono). Il Venezuela avrebbe “comprato” il sostegno all’Onu secondo UN Watch. Per esempio, Jean Ziegler è stato l’esperto Onu sul diritto al cibo per molti anni. Il Venezuela ha nominato Ziegler, un alleato di lunga data di Fidel Castro, alle Nazioni Unite e gli ha dato il suo sostegno. In cambio, Ziegler ha elogiato Maduro, presentando il Venezuela come “il migliore sistema sanitario al mondo dopo Cuba”. Allo stesso modo, Hilal Elver, l’esperto attuale all’Onu per il diritto al cibo, non ha rilasciato dichiarazioni sulla fame in Venezuela, nemmeno un tweet. Mentre l’Europa voltava le spalle a Israele e veniva ridicolizzata dalle risoluzioni di questi regimi, alla Commissione dei diritti umani a Ginevra la “dea della giustizia” fissava i delegati, dono di Bashar el Assad. In Olanda, come ogni anno, fra qualche giorno si ripresenta la polemica su “Black Pete”, l’aiutante nero che accompagna san Nicola nella distribuzione dei regali ai bambini. La Commissione di Ginevra ha attaccato “Black Pete” perché “dà una visione stereotipata del popolo africano”. Vallo a spiegare a quelli in Darfur.

Categoria Estero

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